Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I Marò rientrano a casa per le feste, ma i due pescatori non rientreranno più


La cosa che più di ogni altra mi ha indignato nella nota vicenda dei Marò, è che da Trieste a Castellammare, è stato esposto per lungo tempo sul Palazzo del Municipio uno striscione di solidarietà ai due militari, in linea con il quadro istituzionale italiano, ma neanche una parola è stata espressa verso i due poveri pescatori uccisi.
Ajesh Binki, di 25 anni, e Gelastine, di 45 anni a casa non rientreranno più.
Il Presidente della Repubblica ha dichiarato che "Voi non eravate nell'Oceano Indiano in vacanza - ha osservato il presidente della Repubblica -, ma per tutelare la navigazione dagli assalti della pirateria. Avete fatto il vostro dovere, e in ogni caso il vostro comportamento non può che essere giudicato dalla giustizia italiana".
Il Ministro alla Difesa che i due Marò Saranno in licenza per festeggiare la più importante delle feste religiose per un cattolico, il Natale. E lo potranno fare avvolti dal calore delle loro famiglie. Il governo, tutto il governo, si è battuto per questo risultato. E c'è riuscito. Oggi è un giorno di festa.
Già un giorno di festa.
Non entro nel merito del caso giudiziario, quella è altra storia.
Il punto è che trovo indegna come cosa che le istituzioni italiane, che invocano il senso di umanità dell'India, nelle comunicazioni ufficiali, neanche una parola hanno pronunciato verso le famiglie dei due pescatori.
Vittoria, giorno di festa, senso del dovere?
Vivo un gran senso di nausea.
Ma il popolo indiano deve sapere che il popolo italiano non è così insensibile, deve sapere che esistono migliaia di persone che manifestano vicinanza e solidarietà alle famiglie dei due pescatori.
Che le istituzioni italiane non rappresentano il vero sentire della nostra comunità


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