Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Se le primarie del Pd “sospendono” la lotta



24 novembre.
Una data attesa, non disattesa dalla voglia di chi crede che un mondo migliore sia possibile, disattesa invece da chi, per ragioni ovvie e politiche, ha addomesticato il conflitto sociale che velocemente piombava verso una tensione a dir poco esplosiva.
Appelli e timori, ed alla fine, rispetto al 14 novembre, si sono registrate in sostanza la metà della metà dei manifestanti in piazza. Per esempio a Trieste dai 3000 reali del 14 novembre si è passati ai 600 reali del 24 novembre. Così come accaduto nel resto d'Italia.
Certo i numeri sono importanti, sono lo specchio del dissenso o del consenso, ma nello stesso tempo devono indurre alla riflessione seria.
E' emersa una copertura mediatica eccezionale, i Cobas, per la prima volta dopo anni di pessima informazione e censure, hanno avuto una visibilità incredibile, oltre ogni previsione.
La Cgil è sparita dalle piazze, non ha partecipato al corteo con gli studenti, ma non è stata l'unica.
Vuoi per direttive anomale, vuoi per ragioni di opportunità elettorale, il principale sindacato italiano che ha il potere di contrattare a livello nazionale, in base alle leggi poco democratiche oggi esistenti, ha tirato i remi in barca.
Il motivo?
Le primarie del PD.
Ed ecco una foto, diffusa su twitter, immortalare la Camusso mentre vota per le primarie del Partito Democratico. (Per la cronaca ha votato per Bersani. )
Stesso discorso vale per la stampa.
La Federazione Nazionale della Stampa ha sospeso lo sciopero del 26 novembre, accogliendo la richiesta del Presidente del Senato, consistente semplicemente nell'attesa delle risultanze del voto al Senato, prima di attuare lo sciopero. Ovviamente è una scusa, poiché lo sciopero serve proprio a creare pressione, ed il motivo del rinvio è, ed altro non può essere, che quello di dare copertura mediatica alle primarie del PD.
Insomma, un dato chiaro e certo che deve far capire come le cose funzionano in questo Paese.
I motivi che hanno determinato lo stato di agitazione nella scuola persistono.
I tagli continuano ad esistere, perché si parla di somme contabilizzate che per forza di cose verranno “prelevate” dal bilancio della scuola ma colpendo altre voci dei vari capitoli di spesa, il problema delle 24 ore è stato solo rinviato, così come è stato rinviata la questione ex Aprea ora Ghizzoni, ma nello stesso tempo aumentano i contributi sia nazionali che regionali alle scuole private, mentre nel solo Friuli Venezia Giulia il 40 % delle scuole pubbliche necessita di interventi di manutenzione urgente.
La Cgil è il braccio sindacale del Pd, questo è un dato di fatto incontestabile e nello stesso tempo un problema con cui tutti dobbiamo fare i conti, perché pagheremo ed in modo caro, questo modo di addomesticare il conflitto sociale.
Certo, vi sarà una parte della base della Cgil che non si ritroverà in questo modo di fare, ma la gerarchia di quel sindacato è talmente ben strutturata e potente che riece a governare ogni conflitto interno, ed alla fine quello che passerà all'esterno sarà solo la decisione maturata dal vertice, con la Camusso che vota alle primarie del Pd, cosa a dir poco grave ma non sorprendente.
Dunque il 24 novembre ha segnato la ritirata strategica per molte componenti sociali, sindacali e politiche, le quali hanno deciso che il momento del conflitto deve tacere, adesso è il turno della politica elettorale, della campagna elettorale.
Ma è questo che noi tutti vogliamo?
Dobbiamo essere sempre travolti dalle decisioni del sistema? Dobbiamo sempre adattarci alle loro decisioni?
Se veramente vogliamo ribaltare le cose, dobbiamo predeterminare noi il cammino della rivolta e della lotta, senza chinare la testa a sterili promesse o a concertazioni sociali finalizzate ad addomesticare il conflitto.


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