Il Capo della Polizia,
nella sua breve intervista a Ballarò, ha dichiarato che
l’abbraccio tra il poliziotto e lo studente mi sembra una scena
bizzarra.
Questa
frase lascia ben intendere quale sia la situazione, ognuno ha i suoi
ruoli, il suo lavoro, i suoi doveri. L'unione pacifica tra forze
dell'ordine e manifestanti difficilmente potrà divenire realtà,
nonostante sia evocata da molti, confidando nello spirito proletario
che caratterizzerebbe le componenti che si confrontano o scontrano in
piazza.
Lo
stipendio da sopravvivenza non basta da solo per unire le componenti
sociali.
Ma è
chiaro che se un giorno questa svolta avverrà sarà ed altro non
sarà che per la realizzazione di un vero processo rivoluzionario.
Ma
ritorniamo con i piedi per terra, ritorniamo alla realtà italiana,
ritorniamo al disastro sociale, economico destinato a peggiorare nel
2013, l'anno delle rivolte e dalle immense tensioni sociali.
Quello
che ora stiamo vivendo è solo un piccolo antipasto di ciò che
inevitabilmente accadrà.
In
questi giorni l'attenzione del dibattito è focalizzata sulla
questione numero identificativo delle Forze dell'Ordine.
Il
Capo della Polizia, sempre a Ballarò, ha dichiarato: “Il
discorso che fa l’operatore di polizia è: io mi faccio
identificare perché tutto sommato lo ritengo giusto, ma
ritengo che sia giusto anche identificare chi sta in piazza cioè chi
costituisce l’altra metà del cielo”
Ovviamente è fuorviante
pensare che i manifestanti possano scendere in Piazza con un
cartellino identificativo, lo Stato ha già a disposizione migliaia
di strumenti, facebook e blog e siti ,in prima linea, per
identificare chi manifesta.
Ma quanto è utile
realmente il codice identificativo per bloccare gli abusi e le
violenze delle Forze dell'Ordine?
Le cariche violente temo
che siano spesso determinate e volute dall'alto, poiché se ai tempi
per esempio della manifestazione contro Bush a Roma, la polizia
attendeva le pressioni, anche violente di alcune componenti sociali,
ora attacca direttamente senza attendere alcuna pressione o contatto
fisico diretto.
I video del 14 novembre
confermano questa ipotesi.
Preso atto di ciò rilevo
che il codice identificativo non sia utile per fermare né le
strategie repressive né le violenze.
Il caso della Spagna
conferma ciò.
Infatti, Anonymous è
stato costretto a mettere online i nomi e il numero identificativo di
ben 18 agenti dei reparti antisommossa dei Mossos D'esquadra.
Azione rivendicata dagli
attivisti che hanno affermato di "voler fare luce su recenti
episodi di violenza commessi dalle forze antisommossa".
Ma come denunciano molti
manifestanti spagnoli, per esempio in Catalogna, anche se la polizia
è dotata di codice identificativo, nascondono durante i momenti
concitati di attacco il numero di placca e nessuno riuscirà ad
identificare il responsabile e la polizia, in caso di denuncia,
dichiarerà di non essere in grado di individuare i suoi agenti.
D'altronde esiste da un
lato un grande senso e spirito di appartenenza che sfocia spesso in
omertà, vedi il G8 di Genova per esempio e dall'altro esistono
direttive a cui nessun codice alfanumerico potrà porre rimedio.
Certo, il codice
identificativo sarà utile in vari casi, ma se si matura la
convinzione che questo possa servire per fermare la repressione o le
cariche violente, sarà semplicemente una grande illusione ed il caso
della Spagna è una conferma, tanto che è dovuto intervenire
Anonymous.
E forse ciò è anche la dimostrazione del motivo della manifesta volontà, da parte anche del Capo della Polizia, di voler ricorrere, in Italia, al codice identificativo, ovvero perchè rischia di essere semplicemente inutile o meglio utile per questioni elettorali e politiche,ma non certamente nella sostanza.
Il problema è sociale,
culturale, di come si protesta e di come viene gestito l'Ordine
Pubblico a difesa del sistema sociale ed economico ed antidemocratico
esistente, mascherato dalla protezione dei luoghi sensibili. Certo
non per questo si deve fare con tutto il fieno lo stesso covone, ma si deve
prendere atto di ciò per la maturazione di quella consapevolezza che
deve indurre a protestare e manifestare senza offrire il fianco alla
repressione
note:
( foto dei Mossos D'esquadra che usano violenza anche con codici identificativi)
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