Un pomeriggio qualunque affronti le
solite ma sempre più conflittuali incombenze burocratiche,
telefonate, consulenze, mail, quando giunge la voce che un Dirigente
Scolastico di una scuola di Trieste, che ancora una volta si dimostra
essere città che capeggia la repressione burocratica, avrebbe
vietato, con tanto di motivazione, la proposta di discutere in sede
collegiale il noto provvedimento sulla Stabilità che condiziona e
condizionerà la comunità scolastica.
L'articolo 7 del Testo unico della
scuola, a detta del Dirigente Scolastico, lo vieterebbe.
Fai una ricerca su internet, e vedi che
una marea indomabile di scuole, con tanto di voto favorevole dello
stesso Dirigente Scolastico, hanno discusso e deliberato contro non
solo la questione delle 24 ore, ma anche contro il Progetto di Legge
Aprea.
E dalla voce della sede, lì ove si
coltiva passione e lotta per la libertà, giunge il no al bavaglio al
Collegio Docenti.
E' una questione di interpretazione.
Se interpreti il Testo Unico in via
restrittiva, non essendo il provvedimento sulla Stabilità ma neanche
il PDL Aprea, ancora legge, potresti non discuterlo, ma in via
legittima ed estensiva, come accaduto nella maggior parte delle
scuole ove tale problematica è emersa, la discussione è stata
inevitabile perché attuale, perché sostanzialmente quei
provvedimenti sconvolgeranno la scuola così come oggi conosciuta e
quando la comunità scolastica chiede a gran voce la realizzazione
della democrazia e della libertà di discussione, la realizzazione
della democrazia diretta e partecipata, nessun provvedimento, nessuna
interpretazione restrittiva può e potrà ledere il diritto al
confronto, alla discussione.
Ed in questi giorni dalle scuole
italiane giunge l'eco della voglia di democrazia. E' stata
conquistata la libertà di discutere oltre ogni divieto.
Ma a tal proposito si deve maturare la
consapevolezza che non sarà sufficiente la sola mozione del Collegio
docenti, pur atto importante, a fermare per esempio il PDL Aprea.
Anzi, visto e rilevato che il PDL Aprea
ha come scopo proprio quello di limitare la libertà degli organi
collegiali, la cui importanza viene scoperta solo ora, quando la loro
fine è vicina, si deve, in modo legittimo, attuare l'azione di lotta
.
Se un Dirigente Scolastico impedirà la discussione
sull'avvenire della scuola, i componenti del collegio docenti devono
valutare ogni tipo di lotta legittima da porre sul campo, che vada
dal silenzio al disertare in modo compatto e condiviso quel luogo ove
ogni libertà di discussione è negata o semplicemente discutendo
ogni oltre divieto . Nessuna contestazione disciplinare potrà
impedire la legittimazione alla discussione, al confronto.
Se democrazia diretta e partecipata
deve essere, se la politica si colma la bocca quotidianamente con
tale principio astratto, conferiamo l'esempio.
E questo esempio deve e non può che
partire dalle scuole.
La scuola è un bene comune e pubblico
e come tale deve essere tutelato e difeso.
Dunque no al bavaglio agli Organi
Collegiali.
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