C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

No al bavaglio agli Organi Collegiali




Un pomeriggio qualunque affronti le solite ma sempre più conflittuali incombenze burocratiche, telefonate, consulenze, mail, quando giunge la voce che un Dirigente Scolastico di una scuola di Trieste, che ancora una volta si dimostra essere città che capeggia la repressione burocratica, avrebbe vietato, con tanto di motivazione, la proposta di discutere in sede collegiale il noto provvedimento sulla Stabilità che condiziona e condizionerà la comunità scolastica.
L'articolo 7 del Testo unico della scuola, a detta del Dirigente Scolastico, lo vieterebbe.
Fai una ricerca su internet, e vedi che una marea indomabile di scuole, con tanto di voto favorevole dello stesso Dirigente Scolastico, hanno discusso e deliberato contro non solo la questione delle 24 ore, ma anche contro il Progetto di Legge Aprea.
E dalla voce della sede, lì ove si coltiva passione e lotta per la libertà, giunge il no al bavaglio al Collegio Docenti.
E' una questione di interpretazione.
Se interpreti il Testo Unico in via restrittiva, non essendo il provvedimento sulla Stabilità ma neanche il PDL Aprea, ancora legge, potresti non discuterlo, ma in via legittima ed estensiva, come accaduto nella maggior parte delle scuole ove tale problematica è emersa, la discussione è stata inevitabile perché attuale, perché sostanzialmente quei provvedimenti sconvolgeranno la scuola così come oggi conosciuta e quando la comunità scolastica chiede a gran voce la realizzazione della democrazia e della libertà di discussione, la realizzazione della democrazia diretta e partecipata, nessun provvedimento, nessuna interpretazione restrittiva può e potrà ledere il diritto al confronto, alla discussione.

Ed in questi giorni dalle scuole italiane giunge l'eco della voglia di democrazia. E' stata conquistata la libertà di discutere oltre ogni divieto.

Ma a tal proposito si deve maturare la consapevolezza che non sarà sufficiente la sola mozione del Collegio docenti, pur atto importante, a fermare per esempio il PDL Aprea.
Anzi, visto e rilevato che il PDL Aprea ha come scopo proprio quello di limitare la libertà degli organi collegiali, la cui importanza viene scoperta solo ora, quando la loro fine è vicina, si deve, in modo legittimo, attuare l'azione di lotta . 

Se un Dirigente Scolastico impedirà la discussione sull'avvenire della scuola, i componenti del collegio docenti devono valutare ogni tipo di lotta legittima da porre sul campo, che vada dal silenzio al disertare in modo compatto e condiviso quel luogo ove ogni libertà di discussione è negata o semplicemente discutendo ogni oltre divieto . Nessuna contestazione disciplinare potrà impedire la legittimazione alla discussione, al confronto.
Se democrazia diretta e partecipata deve essere, se la politica si colma la bocca quotidianamente con tale principio astratto, conferiamo l'esempio.
E questo esempio deve e non può che partire dalle scuole.
La scuola è un bene comune e pubblico e come tale deve essere tutelato e difeso.
Dunque no al bavaglio agli Organi Collegiali.

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