In questo periodo è difficile
percorrere una qualsiasi strada di Trieste, sia via di periferia che
della Città Vecchia, e non leggere un cartello con scritto vendesi.
E' più raro incontrare cartelli con
scritto affittasi.
Vendesi appartamenti, ma anche negozi e
qualche garage.
E questa sensazione di una città in
vendita, nel senso che i proprietari hanno deciso di collocare sul
mercato immobiliare le loro case, probabilmente le seconde ,
piuttosto che collocarle in locazione, potrebbe essere una naturale
conseguenza dell'Imu.
Trieste soffre un calo demografico con
cui si dovrà ragionare e non speculare.
Qualcuno vorrebbe trasformare Trieste
in una piccola Montecarlo, ivi incluso il casinò, favorendo ancora
il settore dell'edilizia.
Ma quando ti trovi a vivere in una
città che soffre la crisi artificiale creata dal sistema
finanziario, ma reale per i lavoratori, più di altre realtà, dove
le aziende che offrono lavoro sono poche, dove le case disabitate
sono tantissime, dove esistono quasi sei mila domande per accedere
alle così dette case popolari, proporre in tale contesto, nuove
edificazioni sarebbe una follia speculativa che rischia di emulare in
pieno la bolla, ora esplosa, immobiliare spagnola.
Centinaia di case edificate, vuote e
disabitate, e che nessuno acquista.
Potrebbero arrivare i capitalisti
cinesi, o russi, se non quelli arabi, potrebbero investire a Trieste,
comprare le case collocate in vendita, ma si potrebbe intervenire
anche in altro modo.
La Regione in armonia con il locale
Comune, potrebbe rilevare quelle case collocate sul mercato, che
quasi certamente in pochi acquisteranno, con un patto sociale
stipulato con i proprietari, e offrirle, ad un prezzo agevolato in
locazione, a tutte quelle persone che sono in difficoltà economica,
che non possono, per indisponibilità di immobili, usufruire delle
così dette case popolari.
Il sistema capitalistico ha attaccato
duramente i diritti sociali e dei lavoratori.
Con una crisi speculativa creata dal
mercato e dalla finanza si realizza una sorta di appiattimento dei
diritti ivi considerati, per arrivare all'epoca dei diritto zero e
cento profitti.
Cento profitti per pochi soggetti
elitari.
Ed allora ponendo da parte la retorica
e la demagogia, si deve avere il coraggio di andare oltre l'oltre,
rilevando le case collocate sul mercato immobiliare che non verranno
vendute, con un patto sociale con gli enti locali, rilevare le
imprese che usufruiscono ed hanno usufruito de contributi pubblici,
salvaguardando sia il diritto alla salute della collettività che il
diritto al lavoro di migliaia di persone.
Si deve avere il coraggio di proporre
un modello sociale diverso, altrimenti l'alternanza politica che
verrà, rischierà di essere solo un lato meno duro o più duro della
stessa medaglia, medaglia che giorno dopo giorno vien gettata via nei
prati della rabbia da milioni di persone.
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