La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

E' l'una di notte e la città vive



E' l'una di notte.
Puntuali come non mai ecco la maggior parte dei semafori triestini andare in letargo per qualche ora.
Lampeggiano.
Giallo dominante le vie silenziose di una città apparentemente dormiente.
Vedrai al largo di Barcola pescherecci con potenti fari illuminar a giorno il mare notturno, vedrai una infinità di navi essere ancorate nel profondo golfo triestino, vedrai il faro della Vittoria richiamare e guidare il volo dei gabbiani affamati.
Ma vedrai anche i soliti camion dei rifiuti sostare accanto ai colorati bidoni della spazzatura, le quattro frecce lampeggiare, ed il braccio meccanico accompagnato dal rumore di una società post industriale, svolgere quel lavoro che per anni è stato affrontato dalle braccia umana.
Ora un monitor, una telecamera, un pulsante, un braccio automatico sostituiscono la fatica umana.
Un robot, ed un lavoratore umano in meno, per un lavoro poco umano ma utile.
Vedrai la solita fila di taxi attendere la chiamata di qualche cliente,noterai innanzi lo spiazzale della stazione centrale, il cui atrio in questa estate turistica è volutamente illuminato, persone andare alla ricerca di quello sguardo smarritosi nella piazza della libertà ai piedi della principessa Sissi.
Ascolterai il rumore dei motorini sfrecciare sulle rive triestine, il fischio degli alberi delle barche ormeggiate in città, il suono dell'acqua spruzzata da qualche tubo ripulire il piazzale invaso da fiumi di alcol da una gioventù poco idealista molto materialista, il tocco delle campane indicar l'ora che avanza, le lamentele di chi cerca invano un parcheggio sotto casa, e vedrai la solita fila interminabile di auto, tutte graffiate ed ammaccate, e comprendi anche perché Trieste è la città delle assicurazioni, oltre che per le note ragioni commerciali e navali, anche per la guida certamente sportiva tutta triestina.
Un tocco, una botta e la fuga è assicurata, il graffio e l'ammaccatura anche, un bel vai a quel paese pure.
Ti chiederai se le forze dell'ordine saranno al solito posto di blocco od avranno cambiato zona, giusto per dare un senso diverso alla solita imposta ordinarietà, incontrerai i venditori ambulanti di rose o di oggetti volanti colorati ed illuminati che in una notte di estate rischiano di essere confusi nell'alto del cielo sempre più blu notte come oggetti volanti non identificati, ufo triestini, rientrare dalle loro tipiche fatiche quotidiane, fatte spesso di insulti a volte di sorrisi, e poi ascolterai all'improvviso il silenzio.


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