La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Cinema e teatro di movimento, a Trieste se pol





Trieste è la Città dove Amleto muterebbe il suo dilemma essere o non essere in se pol o no se pol.
Dipende dai punti di vista.
Si polemizza su tutto, in tutto e con tutto, a volte solo per la semplice voglia di polemizzare e vivere una sorta di gossip critico sociale partecipato, altre volte per visioni non certamente concilianti della società.
Si può discutere così tanto che se una persona assetata ti chiede un bicchiere d'acqua, magari il barista potrebbe perdersi nel dilemma acqua frizzante od acqua naturale, ed intanto il povero passante assetato creperà di sete.
Ma può accadere che quando si ha sete, questa venga dissetata in modo autorganizzato, senza chiedere alcun bicchier d'acqua, il passante si recherà direttamente alla fonte, senza attendere la soluzione al dilemma esistenziale.
Ebbene questo modo di procedere è quello che è in un certo modo accaduto in Città precisamente nella serata del 18 luglio e del 15 luglio dove due appuntamenti di movimento hanno offerto alla città un gran momento di partecipazione.
Partiamo dal 15 luglio dove una rappresentazione del Living Theatre, Non in mio nome, in Piazza della Borsa a Trieste, ha catturato l'attenzione di molti passanti, di molte persone, che andando contro ogni frenesia moderna, hanno imposto un freno al normale celere scorrere del tempo per riflettere, tra balli catartici e spirituali, sulla pena di morte.
Una pena di morte che il 18 luglio ha visto colpire Yokamon Hearn un afroamericano di 34 anni, sottoposto ad iniezione letale in Texas, nonostante i comprovati disturbi mentali, nonostante un Paese, quale quello americano, che continua ad imporre la voce ed il suo modello di democrazia in tutto il mondo, anche a colpi di guerra.
Una pena di morte che certamente non è distante neanche dall'Italia, casi come quelli di Cucchi o Alina, casi richiamati durante il living, giusto per citarne alcuni, hanno visto realizzare in questo Paese una forma sostanziale di condanna a morte per mano di alcune articolazioni di uno Stato che dovrebbe battersi, nel rispetto della Costituzione, contro questo tipo di atto vile e mortale. Ma come ben abbiamo compreso la carta è una cosa, la realtà è altra cosa, due cose che formeranno due oggetti distinti e separati ma rinchiusi nella burocrazia a volte violenta di quello Stato che travolge ed avvolge ogni sentimento.
In continuità con il 15 luglio invece nella data del 18 luglio a Campo San Giacomo è stata organizzata, con il contributo del Germinal, una riappropriazione sociale di una Piazza dimenticata da tutti, ove in estate vedrai bambini giocare a pallone sino a tarda ora, anziani chiacchierare sulle panchine, ragazzi e ragazze confrontarsi sulla vita. Ebbene in tale serata, sui muri della Chiesa è stato proiettato un film commedia, che ha visto varie persone partecipare con interesse. Film che qualche ora prima è stato anticipato da un cartone animato per i bambini. Esperienza che si ripeterà nella serata del 26 luglio.

Ciò dimostra che nelle periferie, spesso abbandonate alla cura opinabile della Chiesa, l'autorganizzazione è possibile, l'autorganizzazione volta a conferir respiro a chi non ha soldi per esempio per recarsi al cinema, volta a regalare un sorriso a chi è travolto dai problemi di una crisi non voluta ma imposta dall'alto.
Cinema e Teatro di movimento ed in Movimento, a Trieste, in tempo di crisi si deve, se pol.


Marco Barone

foto del living di Bruno Carini

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