A volte la vita è come un film.
Un film ove non comprendi quando sei il regista,
l'attore o semplice comparsa.
Un film ove ti sfugge ogni regia, colore o suono,
semplicemente un film.
Ma in questo film accade di conoscere persone,
persone che si spogliano di quella maschera quotidiana che la
burocrazia ti offre o impone, persone senza maschera, persone umane.
Ho conosciuto l'umanità.
Quel senso di umanità, una carezza di fratellanza
laica e pura, che permette all'individuo di sentirsi regista e non
semplice attore o mera comparsa di quel film che viviamo a volte
senza consapevolezza a volte semplicemente perché lo si deve vivere.
E' una società asociale quella che circonda i
nostri pensieri e sentimenti.
Cerco la verità, perché mi ribello alla falsità.
Cerco la giustizia sociale, perché mi ribello
all'ingiustizia di un sistema che opprime ogni risposta al perché.
Eppure esistono dei perché che non possono divenire
perché.
Eppure esistono delle risposte che non possono
essere conferite.
Quello che appare non è.
La conquista della libertà di essere uomini o donne
che vogliono semplicemente vivere un mondo privo di catene, privo di
meschinità, privo di poteri e sotto-poteri, privo di autoritarismi,
privo di strategie destabilizzanti quell'equilibrio che mai
equilibrio reale è stato, ma solo equilibrio concesso nel paciere di
quel piacere deciso in qualche stanza cupa e fredda di terre ogni
oltre convenzione razionale, deve passare da quella via stretta ed in
salita dell'inquietudine della consapevolezza.
A volte è meglio vivere l'ignoranza di Stato. A
volte è meglio vivere semplicemente l'ordinarietà ordinaria ed
ordinata come imposta dal sistema impostore.
Sofferenze, lacrime, timori, sentimenti confusi
nell'urlo del sapere, comportano tentazioni che potrebbero rendere
futili quelle azioni come ora tastierizzate, come ora internetizzate,
come ora prigioniere di quella rete che da per avere.
Ma non avranno mai quell'utopia della voglia di
essere liberi.
Non avranno mai la voglia di non essere adattati.
L'adattamento al normale e normalizzato avvenire
degli eventi è la peggior eresia che mai possa trovare rapace
affermazione.
E dunque scrivo e lotto, lotto e mi ribello, perché
io sono il regista della nostra vita, sono l'attore della nostra
vita, sono la comparsa nella nostra vita.
Siamo noi i registi del nostro destino, consapevoli, nonostante tutto,
è meglio.
Marco Barone
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