A Trieste nella giornata del 19 maggio incontravi
turisti ignari di ciò che accadeva in Italia.
Turisti pronti ad essere imbarcati su quel mostro
galleggiante che con la sua imponenza è giunto sul molo principale
triestino.
Caldo.
Gran caldo.
Eppure dentro il tuo corpo dominava un senso di
gelido, un senso di freddo che aveva origine ma non fine.
Come quell'origine senza fine di quella stagione
senza giustizia sostanziale e neanche formale che ha piegato l'Italia
al volere del potere del sistema dominante.
In Piazza Cavana incroci uno striscione.
Scritto proprio sulla pavimentazione rude e grezza
di quella Piazza che ha visto percorrere passi indifferenti ma anche
passi sofferenti per quell'Italia che soffre una crisi sociale e di
sovranità popolare che riporta il non più bel Paese agli anni che
hanno anticipato il buio più totale.
Qualche volantino, una megafonata che ricorda che le
pensioni sono un diritto sociale oggi negato e tanti pensieri.
Le lacrime si contengono.
Non piangerò.
Non mostrerò la mia debolezza umana ad un sistema
disumano.
No.
Sono umano ma oggi non piangerò, oggi silenzierò
la mia rabbia funesta.
Una ragazza è stata uccisa, altre ragazze avranno
la loro vita rovinata per il resto del loro cammino in tal tempo.
Arrivi in piazza della Borsa.
Oggi era prevista la parata per l'inaugurazione
ufficiale della nuova sede del Germinal.
Era prevista una parata musicale.
Ecco che in piazza si discute su cosa fare.
Musica o non musica.
In modo democratico si discute.
Chi propone di suonare i tamburi a lutto, chi di
suonare, perché suonare è un segno di protesta manifesta, non ci
fermerete con la violenza, noi siamo anarchici, l'anarchia non è
violenza, l'anarchia è altra cosa.
Chi come il sottoscritto sottolinea il fatto che si
deve stare attenti ai processi mediatici, perchè viviamo in una
società dove l'informazione non la si può controllare, anzi dove
l'informazione controlla e dirotta l'esistente verso quei voleri
stabiliti in qualche stanza del potere.
Altri che l'anarchia non deve farsi condizionare dal
processo mediatico, deve andare oltre.
Peccato che non si può essere indifferenti a ciò,
perché la storia ha tanto insegnato sul punto.
Riflessioni dopo riflessioni, la parata parte.
Si attraversano le vie della Città, un grande senso di emozione scorre nella pelle di tanti anarchici e cittadini semplici che hanno visto nell'anarchia un modello sociale e di lotta puro e ribelle e rispettoso della vita umana, quando si giunge sotto la vecchia e storica sede del Germinal.
Musica e sofferenza.
Musica e voglia di andare avanti.
E si giunge con una velocità lenta, lenta nella riflessione,
lenta nell'assorbire l'ennesima violenza diretta o indiretta dal e
del sistema, nella nuova sede di Via del Bosco.
Noterai il solito gran spiegamento di forze di polizia.
Solite telecamere che schedano e riprendono chiunque sia
simpatizzante con l'anarchia.
E qualcuno dirà, ma perché non vanno a schedare i mafiosi, non
vanno a riprendere i veri delinquenti?
Una festa, senza festa, accompagnata dalle forze dell'ordine sino
alla porta d'ingresso.
Verrebbe da dire un gran servizio d'ordine pagato dalla Stato.
Ma si rimane indifferenti a ciò, anche se nel cuore di ognuno si
vive e percepisce questa ingiustizia.
Perchè noi?
Perchè l'anarchia?
La storia è sempre la stessa.
Si attacca e si strumentalizza l'area che può essere più comoda
per l'esistente, solo ed unicamente per ragioni di quello Stato che è
stato.
Leggerai un cartello.
Un cartello tenuto in mano da una donna nella Piazza di Brindisi,
da una dicitura semplice ma dal grande impatto, chi è Stato?
Brindisi e Trieste, due volti, una sola Italia.
Seguiranno parole, fatti, storie e
racconti.
Un gran senso di mera inquietudine, ma
nonostante tutto si deve andare avanti.
E l'anarchia triestina oggi mi ha conferito una gran lezione di umanità e di vita.
Marco Barone
non c'è niente da dire: livello troppo alto per metterci una qualsiasi chiosa.
RispondiEliminafa paura quello che riesci ad esprimere...