Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Trieste, quando la pubblicità moderna coinvolge i bambini.




La street dance, conosciuta anche come danza di strada o danza urbana, è sbarcata negli ultimi tempi  in Italia. Però spesso tale forma di danza viene utilizzata per altri fini, non quelli naturali e spontanei della socializzazione, bensì per meri fini e scopi di profitto e pubblicitari.
E ciò è accaduto nella giornata del 28 aprile nella centralissima Piazza dell'Unità di Trieste.
Ma andiamo per ordine. 
Nel  principale giornale cittadino di Trieste, veniva pubblicata, con gran spazio, questa notizia pubblicitaria: Guerrilla Marketing nelle piazze della città.



Tale articolo pubblicitario si concludeva in questo modo:

Già, " i nostri migliori auguri alla S. U., allora che tiene alto il valore delle nostre imprese con grande energia e positività e... ci vediamo in piazza!"
Ed allora in Piazza dell'Unità, nelle prime ore pomeridiane di tal giornata afosa, che anticipa l'estate, se mai estate vi sarà, ecco notare dei ragazzi ballare quel tipo di danza, e dopo la performance, consegnare un volantino pubblicitario. Volantino pubblicitario il cui simbolo e slogan è riportato anche nella maglietta color nero indossata dai ballerini, che poi scoprirò, venire da Udine.
Fino a questo momento nulla di strano, anche se molto si potrebbe dire su come tale forma di danza sia degenerata nel degrado del profitto post- moderno.
Dopo qualche ora, i ragazzi, si sposteranno nei pressi di un bar, ai confini di Piazza dell'Unità.
Vedi della gente osservare perplessa, vedi delle persone fotografare e vedi specialmente dei bambini partecipare a quel tipo di danza.
Vedi un signore tenere in mano una busta contenente quelle magliette e vedi i bambini essere invitati a danzare, o che chiedono di partecipare, e chi partecipa indosserà la maglietta nera con lo slogan...

Chiedo ad un ragazzo del gruppo se quei bambini fanno parte della loro squadra, lui mi dirà che loro, il gruppo, sono di Udine, e che i bambini sono di Trieste,  anzi inviterà anche il sottoscritto a partecipare a quella danza.
Ma la mia attenzione cade sui bambini, su come vengono attratti ed usati per fini pubblicitari, per fini di profitto.
Bambini, a cui viene data la maglietta nera con lo slogan del negozio di divani, che viene sponsorizzato con quella danza, con quel dato evento.
Bambini che effettuano balli acrobatici, rischiano di farsi male, ma specialmente diventano soggetto ed oggetto di tale pubblicità.
Bambini che in sostanza, vengono sfruttati per pubblicizzare, senza etica alcuna, un prodotto, e quindi, lavorare, sotto la forma del divertimento, visto che indossavano anche la maglia con lo slogan.
Oggi poteva essere una giornata qualunque, ma ancora una volta, questa società, ha evidenziato il suo degrado sempre più centrale, sempre più evidente, sempre più invasivo e dilagante.

Marco Barone




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