Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quando Report arriva in ritardo.

Sì, no, forse, quante esclamazioni,quanti dubbi, eppure tutto corre verso la strada della svendita del bene comune.
In Italia siam dei grandi parolieri,giochiamo con le parole, parliamo anche tanto, parliamo a volte giusto per parlare, a volte perché non esiste alternativa al parlare.
Fiumi di parole che sfociano nell'oceano dell'inevitabile non ascoltare.
Perché se la gente ascoltasse, probabilmente comprenderebbe e se comprenderebbe probabilmente si attiverebbe per mutare lo stato presente delle cose.
Anche se a volte mi sorge il dubbio, sempre lui onnipresente dubbio, che siamo un non popolo masochista

Ci piace farci del male, ci piace perdere ciò che è stato concesso o conquistato, per poi manifestare eterni lamenti, che forse verranno scritti in qualche poesia, forse raccontanti in qualche romanzo, forse rappresentati in qualche spettacolo teatrale.

Dico tutto ciò perché hanno violentato la Costituzione e non vi è stata reazione alcuna.
Eppure da mesi e mesi si denunciava la pericolosità della costituzionalizzazione del Pareggio di Bilancio, della privatizzazione del bene comune, della svendita dei diritti quesiti dalla società italiana, per soddisfare un debito che mai verrà, in realtà, saldato.
La Televisione rappresenta il primo canale di diffusione dell'informazione.
La Televisione ha un gran potere di condizionamento.
Report è uno dei pochi programmi che offre o tenta di rendere pubblico il servizio pubblico.
Eppure ha perso una grande occasione.
Almeno questo è ciò che io penso
Nella puntata di domenica 22 aprile si è parlato del debito, di cosa è il pareggio di bilancio, ha evidenziato che l'Italia è stato il primo Paese ad inserirlo in Costituzione.
Materia che ora non può essere oggetto di referendum, perchè quella del bilancio è materia ove il referendum non è ammesso, in questa forma di democrazia costituzionale almeno.
Ed ecco che con una velocità incredibile si è deciso che “lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali” tra le quali sono incluse “gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali’”.


Se Report avesse affrontato questo argomento in tempo utile, prima della discussione fittizia in Parlamento, forse qualcosa si sarebbe attivato?
Il dubbio rimane.
A cosa serve parlarne ora?
A cosa serve urlare io l'avevo detto?
La norma è lì, per modificarla servono dei passaggi che certamente non avverranno con la facilità che hanno visto e caratterizzato la sua affermazione in Costituzione.
Perché così poca attenzione ad una norma così devastante?
Perché si è dato poco spazio a chi da mesi e mesi denuncia tale forma di violenza?
Ora è tardi, è tardi per attivarsi tramite le solite vie, perché per quelle vie non si potrà modificare nulla.
La svendita dell'Italia è in itinere.
La svendita del bene comune è in itinere.
Io sono sempre più convinto che quella che noi oggi viviamo è la rivoluzione del Capitalismo, altro che crisi del capitalismo.
Una rivoluzione dura, durissima, le concessioni sono finite, i diritti limitati, i beni comuni diverranno fonte di profitto per i soliti noti. Questa rivoluzione comporta il massacro del ceto medio, destinato a divenire povero, segnerà una forte demarcazione tra ricchi e poveri, tra illusioni e concessioni.
Penso che non sia la crisi del capitalismo, penso che la crisi sia una grande finzione, reale per i lavoratori, teatrale per i padroni di questo mondo.
Penso che viviamo una grande menzogna.
Penso che hanno avuto la necessità di diffondere il concetto sistemico di crisi, per fare quello che viviamo ogni, non più benedetto, ma maledetto giorno.. Le imprese chiuderanno in Italia ma apriranno in Serbia, i lavoratori italiani andranno in malora, quelli serbi guadagneranno qualcosa ma verranno sfruttati all'ennesima potenza ad esempio.
Per non parlare delle banche, protette da questo sistema, il loro sistema, cittadini che devono rinunciare praticamente ad un mese di stipendio per arricchire gli interessi,  come maturati anche in via speculativa, del e dal  sistema bancario.
Se Report avesse affrontato quel tema in tempo, forse un minimo di discussione poteva anche maturare.
Non voglio accusare Report, sia ben chiaro, ma un tempismo mancato, visto come funziona questo mondo, è un doppio regalo al sistema, da un lato perché è venuta meno una potenziale informazione che poteva essere critica per l'approvazione di quella norma in Parlamento, e dall'altro perché ora l'incazzatura incrementa, perché siamo consapevoli di essere stati truffati, tramite le Leggi esistenti e senza nulla eccepire.
Report ha delle grandi potenzialità, e forse in questo caso potevano, anzi dovevano essere usate meglio.
A cosa serve parlarne ora?
Certo se qualcuno pensa che in Italia si possa realizzare un processo rivoluzionario, allora va bene, parliamone, ma io non ci credo più.
Oggi l'unica forma di lotta possibile è quella per la sopravvivenza.
E Report però in questo caso ha offerto un piccolo spiraglio.
Togliere i soldi dalle banche tradizionali, come accade in America, per depositarli in banche etiche.
Certo si è sempre nel sistema delle banche, per coloro che vedono il mondo in rosso o nero, è una difficile soluzione da accogliere, ma probabilmente sarà una delle tante soluzioni per la lotta della sopravvivenza nella rivoluzione in corso come attuata dal Capitalismo.
La mia è solo una riflessione figlia di una grande rabbia, perchè la prima cosa che ho pensato, quando ho visto ed ascoltato lo spezzone dedicato al Pareggio di Bilancio, alla Commissione Trilaterale, è perchè parlarne solo ora? Ora che è tardi? 

Marco Barone 

Commenti

  1. la tv e l'informazione di approfondimento non hanno tempi compatibili con la politica, tuttavia è l'unica cosa da salvare del servizio pubblico.

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    1. Report, presa diretta, sono programmi importanti, eppure sarebbe bastato poco,visto che ne aveva le possibilità ed è uno dei pochi programmi attenti a queste dinamiche,attenti e non sull'attenti...

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