Un megafono.
Una piazza.
E persone, uomini e donne che attraversano Piazza
dell'Unità, chi per andare a vedere le vetrine dei negozi, chi per
realizzare delle compere, chi per perdersi nella bellezza della
Piazza chi per partecipare ad un processo di democrazia reale, la
Piazza sociale.
I numeri certamente non erano enormi.
Ma non si poteva pretendere di più.
Una iniziativa organizzata in pochi giorni, con una
diffusione d'informazione minima se non censurata dalla solita
stampa, non poteva pretendere di più.
Una ventina di persone si sono ritrovate nel cuore
della città di Trieste.
Per un motivo semplice ma profondo.
Parlare, confrontarsi, discutere di tutte quelle
problematiche che caratterizzano il nostro tempo, la società che
viviamo.
Un confronto che ha lo scopo di demolire quel muro
dell'indifferenza, della paura, della passività che permette al
sistema vigente di annientare giorno dopo giorno ogni diritto
sociale esistente.
Ed allora la piazza deve ritornare ad essere il
centro della vita di una democrazia partecipata e reale.
Si è discusso di vari argomenti, dalle speculazioni
che certamente non mancano in città, alla situazione greca.
Sì, perché era presente Petros, che ha raccontato
senza alcuna interruzione cosa ha visto e vissuto in Grecia, perchè
la voglia di capire era enorme, perché il senso dello stupore e
dell'indignazione non aveva fine.
" La gente scende in strada perché non ha più
nulla da perdere" diceva Petros, che lunedì 19 marzo a Trieste
sarà presente anche in dibattito pubblico.
Ed allora è proprio da questa ultima affermazione
che dobbiamo ripartire.
Dobbiamo evitare che la gente scenda in strada solo
perché non ha più nulla da perdere, dobbiamo lottare perchè la
gente scenda in strada non solo per la disperazione, ma per la difesa
di quei diritti che ancora sono difendibili, perché dopo sarà
certamente dura, se non durissima.
Ed allora demolire il muro dell'indifferenza è
possibile.
Un mattone nella giornata di sabato è stato
sottratto a questo muro.
Tanti altri mattoni però sono ancora lì, ed allora
la Piazza sociale ha deciso di riproporsi, salvo imprevisti, già dal
prossimo sabato .
Vi sarà un pannello mobile dove le persone, i
cittadini e le cittadine, potranno scrivere e proporre le
problematiche che vorranno discutere, forse vi sarà anche qualche
momento libero di rappresentazione artistica e musicale, ma il
megafono sarà sempre là, in attesa di essere raccolto, in attesa di
espandere e megafonizzare la voce della comprensione, la voce del perché, per le vie
di una città che giorno dopo giorno accoglie sentimenti ed emozioni.
La Piazza sociale è una forma senza forma una
sostanza dalle mille sostanze, che potrà trovare diffusione in tutte
le città italiane.
Basta poco.
Un megafono.
Una piazza.
La voglia di confrontarsi oltre il muro
dell'indifferenza.
Marco Barone
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