C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Reintegrati ma isolati. L'articolo 18 è finito?

Ricordate le parole della Ballata della Fiat? Signor padrone, questa volta per te andrà di certo male, siamo stanchi di aspettare che tu ci faccia ammazzare. Noi si continua a lavorare e i sindacati vengono a dire che bisogna ragionare di lottare non si parla più.

Verrebbe da dire come cambia il tempo. Ma in laica verità, non è cambiato il tempo,ma lo stesso segue la sua ordinaria evoluzione. O meglio una evoluzione per il capitalismo, una involuzione per il diritto del lavoro, destinato a divenir sempre più storto per i lavoratori. Il caso Fiat, dove tre lavoratori licenziati sono stati reintegrati, rappresenta la sconfitta della lotta, la sconfitta dello Statuto dei Lavoratori.

Perchè dico ciò? Perchè non è nei Tribunali che si vincono le battaglie sociali, e la difesa dello Statuto dei Lavoratori è una battaglia sociale. Quella del Tribunale è una via ove può trovare affermazione teorica un diritto, l'affermazione sostanziale dello stesso deve necessariamente essere tale nel luogo di lavoro,nelle strade,nella vita ordinaria e quotidiana. Vincere una causa di lavoro che comporta il reintegro di lavoratori licenziati,ed assistere all'inottemperanza della sentenza da parte aziendale è una sconfitta prima di ogni cosa dei lavoratori. Dove è finita la solidarietà? E' forse finita?Probabilmente ai tempi della ballata della Fiat, vi sarebbero stati scioperi ad oltranza, manifestazioni di solidarietà attiva e condivise tra le varie componenti sociali, lavoratori, studenti, e cittadinanza. Oggi, nulla. A cosa serve vincere una causa di lavoro se poi nel luogo di lavoro non si assiste alla solidarietà attiva ma forse anche passiva tra i lavoratori? Il ricatto padronale ha vinto. Questa vittoria, che segna la sconfitta sostanziale dello Statuto dei Lavoratori, rende de facto inapplicato l'articolo 18. Articolo 18 che poi si applica solo ad una percentuale minima di aziende italiane, e se poi a ciò aggiungiamo i tempi della giustizia, è chiaro che in Italia è facile licenziare e difficile reintegrare il lavoratore. L'attacco operato verso l'articolo 18 è da un lato una specie di operazione di distrazione dall'altro l'attacco definitivo al principio. I lavoratori non devono avere diritti. Ed il tutto avviene, in modo altamente metodico. La Grecia viene scelta come vittima sacrificale, come esempio per incutere timore, si utilizza la maschera del debito pubblico che continua a crescere, per privatizzare ogni bene comune ed annientare quei pochi diritti figli delle vittorie del conflitto sociale che tanta sofferenza hanno creato a lor non signori. Marchionne annuncia la potenziale chiusura di alcuni stabilimenti Fiat, nel caso in cui le auto italiane non riescano a trovare spazio nel mercato USA, ma ciò è solo una menzogna, enorme, perché pensate per esempio al flop di vendite della 500 in USA, i modelli italiani non rispondono alle esigenze di quel tipo di mercato, la chiusura degli stabilimenti Fiat in Italia è inevitabile perchè il mercato ha deciso, l'economia ha deciso, il profitto ha deciso che così deve essere. USA,Brasile, permettono sistemi di produzione competitivi al sistema Cinese, ed allora è lì che si deve andare, ma nulla o poco si dice su ciò. Stessa sorte toccherà alla Fincantieri, che non appena condurrà a conclusione le commesse, 2015 circa, chiuderà i battenti anche in Italia per andare lì ove soffia il vento del profitto. Tra un Monti destinato a divenir probabilmente Presidente della Repubblica, tra lavoratori che si uccidono per la perdita del lavoro, tra Città sempre più deserte e abbandonate a se stesse perchè i soldi non ci sono, e aziende in fuga, quale futuro per il pozzo Italia? Appunto, l'Italia può saziare ancora la fame dei soliti noti, che grazie alla soppressione della democrazia e della Sovranità popolare, troveranno ancora da mangiare, mentre il popolo perso nella via del peggior egoismo continuerà ad errare e vagare per le strade della depressione. Altro che rivoluzione. 

Depressione.

Ed allora, se non si sveglia lo spirito laico e ribelle della solidarietà sociale, attraverso il quale si potrà riscrivere il diritto , rendere legale ciò che è legittimo, rendere illegale ciò che è legale, come la svendita del bene comune, del diritto del lavoro, assisteremo giorno dopo giorno alla realizzazione piena e compiuta del film rivoluzionario del capitalismo con tanto di titoli di coda che rappresenteranno le nostre sconfitte scritte nero su bianco.

L'articolo 18, essenza dello Statuto dei Lavoratori, ad oggi, è inapplicato, è dunque, finito. E la responsabilità è nostra perchè non lo difendiamo, eppure basterebbe poco, basterebbe semplicemente svegliare quel senso di solidarietà collettiva oggi dormiente. Dovrebbero scioperare tutti i lavoratori della Fiat per solidarizzare con quei lavoratori, uniti agli studenti, alla cittadinanza, perchè lo Statuto dei Lavoratori, bello o brutto che sia, è un patrimonio comune da difendere, non solo a parole ma con i fatti.


Marco Barone 

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