C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Bedda Sicilia


Chiudo gli occhi e mi risveglio nella terra di Sicilia.
Vedo il sole essere sole, osservo il tempo essere non tempo, ascolto il silenzio nel silenzio, tra il profumo del pane nero, ed il sapore amaro della scarola cotta, eccoti  Bedda Sicilia.
Un senso di bellezza, che cela e nasconde la reale, senza più trono, Sicilia.
Eppure sentirai , eppure vedrai, eppure ascolterai, eppure osserverai, la Bedda Sicilia.
Ecco il senso del nascondere lo stato delle cose con il velo dell'elogio della bellezza.
Strade senza strade, binari dei treni dormienti, case nate e morte disseminate e sterminate ovunque ed in ogni ovunque, libertà nella libertà esasperata, e divenire prigione senza libertà, incrociata in ogni contrada.
Potresti recarti nella centrale via della Libertà di Palermo ed incontrare un motorino  che traina alla sua destra un Pony bianco ed alla sua sinistra una cavallo nero.
Potrebbe essere un sogno surreale.
Eppure è, in molti casi non casuali, la normalità in una terra circondata in ogni suo visibile ed invisibile angolo dal mare .
Talmente normalità che se provi a chiedere in qualche luogo distante da Palermo se è normale vedere ciò sentirai rispondere "anche qui è così".  Nessuno stupore, consapevolezza piena di una civiltà che vive con le sue regole, giuste o sbagliate che siano, regole irregolari nel Continente, regolari per imposizione di uno Stato senza Stato, oltre Continente.
Eppure smarrisci ogni senso senza più senso alcuno nella ricerca della bellezza.
Bedda Sicilia.
Incontrerai persone sedute raccogliere i frutti del sole, angoli di Città che esternano anche nelle semplici e profonde indicazioni stradali quel senso di mera integrazione a volte idilliaco a volte reale.

Campagne abbandonate, campagne coltivate.
Un tempo vi erano lavoratori tunisini, marocchini, ora provenienti dalla lontana Romania, che nella terra di Sicilia,ora loro patria, hanno trovato un modo per campare.
 
Percorri le strade senza strade che da Palermo ti conducono verso Trapani, e può accadere , durante una sosta in qualche stazione di autoservizio, di ascoltare Bocca di Rosa e vedere la barista fare il segno della croce, contro quella canzone, reputata in tal situazione senza reputazione, ossia blasfema e profonda.
Un lungo ma veloce ed intenso segno della croce tra un caffè ed un cornetto che scivolerà nella profondità del labirinto umano.
Bedda Sicilia.
Vedi distese di verde, vedi distese di mare, vedi distese amare di una terra ferita e forse assopita sul quel letto del senso di bellezza che cela la reale detronata realtà.
Valle dei Templi.
Viale immenso.
Osservi le opere di Igor Mitoraj mentre circondano e senza conciliazione alcuna, i Templi di una civiltà scomparsa, e nello stesso tempo ecco il vento che ti schiaffeggia quando cerchi di voltar lo sguardo sulle alture che ospitano l'attuale Agrigento, e la sinfonia della api celare al tuo udito i rumori della moderna frenesia.

I colori naturali e selvaggi, non figli dell'uomo, ma figli della natura.
Un cielo sempre più blu ed il mandorlo fiorito contrastano con quello scempio umano di strade non finite, case sfinite dal degrado disumano, e sorrisi smarriti nella rassegnazione che uccide ogni ribellione.

Vedrai il Mandorlo essere innestato sull'albicocco o sul pesco, vedrai radici millenarie di alberi di ulivo divenir panchine per l'uomo in cerca di un posto all'ombra, vedrai il color rosso di una terra ora coltivata ora degradata, vedrai il faro dell'oriente cullarsi sulle acque del mediterraneo e riflettere il sole ogni oltre umano confine, vedrai e ascolterai il senso di quell'onore, il senso di quel rispetto, mancato. Sentirai dire che la mafia moderna non è più la mafia di una volta. 

Non è questo il tempo dell'onore e del rispetto, ora è il momento della droga, appalti, politica e business.
Mafia che non è più mafia.
Tra chi rimpiange il vecchio lavoro a cottimo, destinato a trovare nuova affermazione nel tempo della crisi del lavoro senza più diritto, e chi sorride al sole d'inverno che non vuol mai tramonatare, ecco la Bedda Sicilia.
Una bellezza così profonda che rischia di divenir solo ricordo o reminiscenza di una terra che non è più la terra come conosciuta da quella storia che ha regalato all'umanità colori e arte, Templi e cucina, sale e dolce e agrodolce, sapori di vita, smarriti in un senso senza forse più senso.
Terra difficile, terra complessa, una sinfonia a volte priva di armonia a volte ricca di alchimia.
Eppure dirai, eppure ascolterai, Bedda Sicilia.


Marco Barone

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