Chiudo gli
occhi e mi risveglio nella terra di Sicilia.
Vedo il
sole essere sole, osservo il tempo essere non tempo, ascolto il
silenzio nel silenzio, tra il profumo del pane nero, ed il sapore amaro della scarola cotta, eccoti Bedda
Sicilia.
Un senso
di bellezza, che cela e nasconde la reale, senza più trono, Sicilia.
Eppure
sentirai , eppure vedrai, eppure ascolterai, eppure osserverai, la
Bedda Sicilia.
Ecco il senso del nascondere
lo stato delle cose con il velo dell'elogio della bellezza.
Strade
senza strade, binari dei treni dormienti, case nate e morte
disseminate e sterminate ovunque ed in ogni ovunque, libertà nella
libertà esasperata, e divenire prigione senza libertà, incrociata in ogni contrada.
Potresti
recarti nella centrale via della Libertà di Palermo ed incontrare un
motorino che traina alla sua destra un Pony bianco ed alla sua
sinistra una cavallo nero.
Potrebbe
essere un sogno surreale.
Eppure è, in molti casi non casuali,
la normalità in una terra circondata in ogni suo visibile ed
invisibile angolo dal mare .
Talmente
normalità che se provi a chiedere in qualche luogo distante da
Palermo se è normale vedere ciò sentirai rispondere "anche
qui è così". Nessuno stupore, consapevolezza piena di una
civiltà che vive con le sue regole, giuste o sbagliate che siano,
regole irregolari nel Continente, regolari per imposizione di uno Stato senza Stato, oltre Continente.
Eppure
smarrisci ogni senso senza più senso alcuno nella ricerca della
bellezza.
Bedda
Sicilia.
Incontrerai persone sedute raccogliere i frutti del sole, angoli di Città che
esternano anche nelle semplici e profonde indicazioni stradali quel
senso di mera integrazione a volte idilliaco a volte reale.
Campagne
abbandonate, campagne coltivate.
Un tempo
vi erano lavoratori tunisini, marocchini, ora provenienti dalla
lontana Romania, che nella terra di Sicilia,ora loro patria, hanno trovato un modo per
campare.
Percorri
le strade senza strade che da Palermo ti conducono verso Trapani, e
può accadere , durante una sosta in qualche stazione di
autoservizio, di ascoltare Bocca di Rosa e vedere la barista fare il
segno della croce, contro quella canzone, reputata in tal situazione senza reputazione, ossia blasfema e profonda.
Un lungo
ma veloce ed intenso segno della croce tra un caffè ed un cornetto
che scivolerà nella profondità del labirinto umano.
Bedda
Sicilia.
Vedi
distese di verde, vedi distese di mare, vedi distese amare di una
terra ferita e forse assopita sul quel letto del senso di bellezza che cela la reale detronata
realtà.
Valle dei
Templi.
Viale
immenso.
Osservi le opere di Igor Mitoraj mentre
circondano e senza conciliazione alcuna, i Templi di una civiltà scomparsa, e nello stesso tempo
ecco il vento che ti schiaffeggia quando cerchi di voltar lo sguardo
sulle alture che ospitano l'attuale Agrigento, e la sinfonia della
api celare al tuo udito i rumori della moderna frenesia.
I colori naturali e selvaggi, non figli dell'uomo,
ma figli della natura.
Un cielo sempre più blu ed il mandorlo fiorito
contrastano con quello scempio umano di strade non finite, case
sfinite dal degrado disumano, e sorrisi smarriti nella rassegnazione
che uccide ogni ribellione.
Vedrai il Mandorlo essere innestato sull'albicocco o
sul pesco, vedrai radici millenarie di alberi di ulivo divenir
panchine per l'uomo in cerca di un posto all'ombra, vedrai il color
rosso di una terra ora coltivata ora degradata, vedrai il faro
dell'oriente cullarsi sulle acque del mediterraneo e riflettere il
sole ogni oltre umano confine, vedrai e ascolterai il senso di
quell'onore, il senso di quel rispetto, mancato. Sentirai dire che la
mafia moderna non è più la mafia di una volta.
Non è questo il tempo dell'onore e del rispetto,
ora è il momento della droga, appalti, politica e business.
Mafia che non è più mafia.
Tra chi rimpiange il vecchio lavoro a cottimo, destinato a trovare nuova affermazione nel tempo della crisi del lavoro senza più diritto, e chi sorride al sole d'inverno che non vuol mai tramonatare, ecco la Bedda Sicilia.
Una bellezza così profonda che rischia di divenir
solo ricordo o reminiscenza di una terra che non è più la terra
come conosciuta da quella storia che ha regalato all'umanità colori
e arte, Templi e cucina, sale e dolce e agrodolce, sapori di vita,
smarriti in un senso senza forse più senso.
Terra difficile, terra complessa, una sinfonia a volte priva di armonia a volte ricca di alchimia.
Eppure dirai, eppure ascolterai, Bedda Sicilia.
Marco Barone
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