Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

L'autodeterminazione della Valle non si arresta.



Siamo in piena fase due.
Fase dove si vuole affondare il diritto del lavoro, che in realtà, nella sua veste di diritto, è morto già da tempo.
Fase dove il dibattito e le tensioni sociali rischiano di espoldere .
Ma tra eventi naturali come il terremoto del 25 gennaio, a cui è stato conferito un risalto mediatico sproporzionato rispetto alla consistenza dello stesso, tra eventi di tipica cronaca locale che occupano spazi mediatici nazionali, in tal giornata, si sferra l'attacco violento e repressivo al movimento No Tav.
Per giorni non si parlerà, giustamente, di altro.
Di questa azione repressiva di Stato realizzata per tutelare lo stato presente delle cose.
Ben ventisei ordinanze di custodia cautelare in carcere, varie con obbligo di dimora, un provvedimento di arresti domiciliari e un divieto di dimora in provincia di Torino. Le città interessate dalla maxi-repressione sono Torino, Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma, Modena e in Francia tutte unite dal filone NO TAV.
Vengono contestati vari reati.
Come  lesioni, violenza e resistenza aggravata in concorso ai danni di pubblico ufficiale per gli incidenti del 3 luglio di Chiomonte.
Le dichiarazioni di soddisfazione e rituali non si fanno certo attendere.
 Il segretario provinciale del Siap «Oggi lo Stato batte un colpo e comincia a rendere giustizia alle centinaia di feriti tra le forze di polizia causati dai vili attacchi di questi aspiranti omicida, che hanno messo in ombra la legittima e pacifica protesta di migliaia di manifestanti che non condividono la realizzazione della linea Tav»
Il Magistrato  Giancarlo Caselli  «Il terrorismo non ha niente a che vedere con i fatti pur gravi di quanto stiamo parlando».
Delle aggressioni che hanno riguardato per esempio Fabiano?
Non si dice nulla?
Tutto dimenticato?
Tutto oscurato dall'informazione di Stato?
Ed a proposito di terrorismo, visto e rilevato che è in corso una sorta di operazione mediatica volta ad unire il filone terrorismo con la lotta del movimento No Tav, se non bastassero le dichiarazioni di Caselli vorrei ricordare che nel 2005 vi è stata una sentenza che ha  fatto discutere.
Una sentenza  emessa  a Milano dal gup Clementina Forleo, che ha assolto 3 islamici arrestati nel 2003 e accusati di far parte di una cellula terroristica legata ad Al Qaeda.
Nel provvedimento del Magistrato si leggeva che  «le attività di tipo terroristico perseguibili sul piano del diritto internazionale sono quelle dirette a seminare terrore indiscriminato verso la popolazione civile, in nome di un credo ideologico e/o religioso, ponendosi dunque come delitti contro l'umanità».
Ed in base alla Convenzione Globale dell'Onu sul terrorismo emerge una esimente ove in sostanza si riconosce che in guerriglia le attivitá violente sono lecite, purché non siano dirette a seminare terrore indiscriminato verso i civili.

Ed allora se come riconosciuto da Caselli , i reati contestati non rientrano nella voce canonica di terrorismo, cosa che certamente alla stampa di Stato dispiacerà, visto e rilevato che la Valle è stata letteralmente occupata dall'esercito, dalle forze dell'Ordine con l'unico scopo di permettere la realizzazione del profitto del capitalismo sia italiano che internazionale, ed essendo maturata in valle una forma di resistenza non solo passiva ma anche attiva, volta a tutelare il proprio territorio da devastazioni ambientali fuorvianti, perchè non ritenere , come previsto dalla Convenzione globale dell'Onu, lecite, anche nel loro sistema di regole, quelle c.d legali, le azioni legittime di violenza e resistenza praticate in Valle?
Ma voglio evidenziare altra riflessione.
Esiste un principio universale.
Riconosciuto da varie fonti primarie di diritto internazionale.
Quello dell'autodeterminazione dei popoli  sancito dagli articoli 1, par. 2, 55 e 76 della Carta delle Nazioni Unite, formalmente riconosciuto a tutti i popoli, in virtù dell’identico articolo l dei due Patti internazionali sui diritti umani del l966
“l. Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale. (...) 3. Gli Stati parti del presente Patto, (...), debbono promuovere l’attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli e rispettare tale diritto, in conformità alle disposizioni dello statuto delle Nazioni Unite”.
Il diritto di autodeterminazione è riconosciuto anche dall’articolo 20 della Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, entrata in vigore nel l986.
 Ma anche l’Atto finale di Helsinki riconosce il diritto di autodeterminazione al principio VIII:
“Gli Stati partecipanti rispettano l’eguaglianza dei diritti dei popoli e il loro diritto all’autodeterminazione, (...)”.
L’articolo l, par. 2 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto allo sviluppo, del 1986,stabilisce:
“Il diritto umano allo sviluppo implica anche la piena realizzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione”.
La Dichiarazione Universale dei diritti dei popoli (Carta di Algeri, l976), stabilisce all’articolo 5 che “Ogni popolo ha il diritto imprescrittibile e inalienabile all’autodeterminazione”.

Se per autodeterminazione dei popoli intendiamo la massima espressione della Sovranità popolare, come riconosciuta anche dalla nostra vigente carta costituzionale che in ogni caso non può essere peggiorativa rispetto alle fonti primarie di diritto internazionale, visto e rilevato che il popolo della Valle, nel rispetto del principio universale dell'autodeterminazione ha espresso chiaramente la propria contrarietà alla devastazione del territorio vissuto e soggetto a militarizzazione, possono reputarsi legittime le azioni repressive come attuate?
Violano o no il principio dell'autodeterminazione del popolo della Valle?
Marco Barone

Commenti

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    BERGAMO - Quarto - Livorno - Ostia - Napoli - Lamezia Terme - Favignana - ERICE
    Tuo MOLCA Franco JAL Joseph Arturo Levi .
    Ora dobbiam tutte / i darci da fare battendo il tam tam
    TRI BOOM TRI voluzione sui mass media e coi commilitonti URBI et Orbi .
    Cosi' tutti usciamo dall' era dei faraoni .
    Tuo MOLCA Franco JAL Joseph Arturo Levi _
    Cari colleghi amici e commilitonti ,
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    CCPostale 60397007 v Di Torre Argentina 76
    i 00186 ROMA Fx +39 0623312033 , codice fiscale 97104360587 ,
    BIC ROMA ITRR IBAN IT60L0102503209 100000000554
    precisando nella causale sul modulo CCP o nella lettera :
    ' ' Queste mie cene pro ARTSENU io affido a ERA ORA PRTT
    Maria Antonietta Coscioni Farina & Ciurma
    per gestione secondo Manifesto di ARTSENU TRI VOLUZIONE AUDOC Tua Firma ' ' ...
    E si puo' parlarne a parenti amici vicini commilitonti colleghi ;
    di persona e per posta elettronica e cartacea Spammare 'nzomma !
    OGNI PERSONA CALIBRA LA PROPRIA CENA
    secondo propria pancia proprio cuore proprio cervello . . .

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