Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Era solo un bravo ragazzo...



Camminavi sulla scia del vento,
ascoltavi il respiro del tempo,
e ti perdevi,
ti perdevi nella casa murata,
murata dal silenzio di quella musica
che non puoi ascoltare,
che non puoi amare,
che non puoi salvare.



Eri solo un ragazzo,
un bravo ragazzo,
discutevi del goal mancato,
pranzavi con gli amici,
perché così è sempre stato,
eppure avevi  nemici,
conosciuti solo da chi guardava oltre,
vissuti solo da chi ascoltava l'oltre,
ricordato solo dalla solitudine di una vita,
che non ha più tempo
per evitare quell'incudine
che sprofonda
nella tua inquietudine.


Tremavi,
aprivi la mano,
stringevi il tuo pugno nella rabbia
liberata in quella stanza,
sprigionata in quella gabbia,
circondata da sbarre invisibili di
dura
indifferenza.



Sbattevi la testa contro il muro
per nascondere il tuo essere piccolo e uomo,
non eri nessuno,
non eri qualcuno,
ora sei,
ora sei,
anche se più non ci sei.



Eppure eri solo un bravo ragazzo,
salutavi la vita,
salutavi la strada,
salutavi la compagnia,
ed andavi via,
andavi via.



Parole e poesie,
pazzie e follie,
chi si chiede il perché,
chi si domanda ma come mai,
chi semplicemente dice ormai,
già,
ormai.



Lasciato nel tuo essere solo,
solo e abbandonato,
solo e ritrovato.
La storia deve continuare,
la giornata deve continuare,
la tua vita deve finire,
perché io ti ho sempre odiata,
io ti ho sempre amata,
io non ti ho mai avuta,
eppure tu mi hai avuto.







Chiedevi una sigaretta,
fumavi la storia tua,
chiudevi gli occhi e navigavi
su quella prua
ed andavi
andavi ad ammazzare
la corda di chitarra
rigida e mobile
persa in quel sol
monotono
senza più tono.



Era solo un bravo ragazzo,
chi si domanda come mai,
chi si chiede il perché,
chi semplicemente dice ormai,
già,
ormai.


Marco Barone



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