Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ad Ichino non m'inchino.



Sembra che il debito pubblico non sia più un problema.
Fino a qualche giorno addietro non si parlava che di debito pubblico.
Si parlava di rischio fallimento.
Si parlava e parlava talmente tanto di ciò, che alla fine anche il più scettico pensava...
Minchia qui falliamo.
Nascono, giustamente, comitati no debito, si propongono ipotesi di mera insolvenza e così via dicendo.
Fin quando un be dì, giusto per dire bel dì, accade che il debito pubblico non è più un problema.
Non si parla più di debito.
E pubblico.
Debito figlio specialmente di tangentopoli e delle speculazioni pro-Tav.
Eppure il problema, ora che è stata approvata la riforma delle pensioni non si pone più.
Almeno per ora.
Bene.
Mandiamo i lavoratori in pensione più tardi.
Ma con una pensione deprimente.
Beh se voglion avere una pensione decente possono sempre investire nei fondi pensioni no?
Una bella pensione privata,complementare e tutti contenti.
Beh anche i sindacati confederali, che tanto urlano, hanno i loro fondi, quindi...
Eh già.
Ma ovviamente ciò non basta.
Però, pensano questi maledetti governanti, ma proprio santi maledetti, non possono lavorare a 65 anni e guadagnare come un giovane.
Non rendono per l'azienda.
No.
Produttività.
Ecco la soluzione.
Li obblighiamo ad andare in pensione sull'orlo del rincoglionimento, con tutto il rispetto che possa nutrire per i pensionati eh sia ben chiaro, li induciamo alle pensioni complementari, ma nello stesso tempo li paghiamo di meno.
Un bel part-time obbligato o stipendio ridotto.
Beh così favoriamo l'entrata nel mondo del lavoro dei giovani.
La crescita no?
Eh già.
La precarietà.
Ma dico, come è possibile.
In questo Paese abbiamo creato, si proprio creato, la precarietà..
Esistono troppe ed evidenti discriminazioni con i garantiti.
Eh cavolo, mica possono esistere queste discriminazioni.
Poi ci condannano alla Corte dei diritti umani.
Ed allora più precarietà per tutti.
Uhm, troppo estremista come soluzione.
Il compromesso.
Eccolo qui.
Allora visto che noi vogliamo la precarietà, così saranno tutti più schiavi e servi e dipendenti dalle nostre padronali volontà, proponiamo questo compromesso.
Una precarietà flessibile.
Chi d'ora in avanti verrà assunto, avrà un contratto a tempo indeterminato, però sul modello danese.
Così non possono più dire di essere a tempo determinato o a chiamata, ma nello stesso tempo li possiamo fregare quando vogliamo.
Ma non basta.
Serve altro.
Uhm.
Sì, ecco la carotina.
Ma di quelle così buone che...
Reddito garantito per tutti.
Così anche quei no global ora saranno contenti.
Però ad alcune condizioni.
L'articolo 18 lo manteniamo solo per i vecchi assunti, per i nuovi, contratto unico e reddito garantito.
Però sto reddito garantito è troppo, ma troppo troppo.
Facciamo così.
Reddito garantito però se tu rifiuti il lavoro che io ti trovo perdi tutto,anzi mi paghi anche una penale.
Quindi, prima ti licenzio, poi ti trovo un lavoro, ma il lavoro che ti dico io.
Eri ingegnere? Beh ci sono delle strade da pulire, quel posto è tuo.
Vai.
Ma come non eravate voi comunisti che ci gonfiavate le palle con la storia che il lavoro nobilita l'uomo?
Ed ora?
Dunque fregati.
Però la mia riforma non vogliono proprio farla passare.
Tutti i giorni vado in Tv.
Questo paese è in mano leghista.
Devo spingere lì.
Ora sto proponendo la sperimentazione regionale.
Ma dico, e mi consenta, la Danimarca è grande come la Lombardia, ed allora proponiamolo in Lombardia tal modello!!!
Quale?

Ma quello della  Flex-security.
I contratti di lavoro in Danimarca sono molto flessibili, come flessibili sono le ore lavorative, o anche le assunzioni e il licenziamento del personale.
Io voglio danizzare questo paese.
Sì.
Voglio la cultura mentale danese cioè quella di assumere e tenere nella propria azienda il lavoratore che contribuisce e deve contribuire allo sviluppo della ditta, dell'azienda padronale, con le proprie capacità professionali e caratteriali, sensazionali.
Deve piangere per l'azienda.
Deve ridere per l'azienda.

Chiamala se vuoi Flex-security.
Certo.
Flessibilità sicura per il padrone.
Libero di assumere chi vuole e come vuole.
Libero di licenziare chi vuole e come vuole.
Minchia che capolavoro.
Ah già, la crisi.
Beh una genialata del male micidiale.

Ichino, Ichino, Ichino, posso?
Ma posso?
Beh anche se non posso, lo faccio perché io se voglio, posso.
Dunque posso.
Ma vada a f......

Marco Barone

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