Siamo in pieno autunno.
Pochi chilometri dividono i colori variegati ma vivi del selvaggio
Carso, dai colori ordinari della città.
Pochi chilometri che dividono una natura ancora protetta dalle
contaminazioni umane, dal caos di tale società.
Pochi chilometri.
Ed eccoti in Piazza dell'Unità.
Quelle che ora scriverò, saranno poche battute, poche righe volte
a sollevare una riflessione.
Non pretendo d'insegnare e non voglio insegnar nulla a nessuno ma
specialmente non ho alcuna intenzione di, come dire, indirizzare le
scelte del movimento.
Si tratta di una libera riflessione che , mi auguro laicamente,
venga accolta con la giusta dose di critica.
Parlavo in precedenza dei chilometri.
Chilometri che dividono il Carso dalla Città.
Questi chilometri li ho visti anche all'interno del movimento.
In molti interventi, ho sentito dire molte volte voi...
Interventi effettuati da persone non attive in tal fermento
ribelle.
Ma spesso di passaggio.
Ebbene questo voi deve divenire noi.
Non deve più esistere un voi ed un noi, ma solo e semplicemente
un noi.
Ciò è determinante per superare la distanza chilometrica o meno
che rischia di dividere il movimento nascente di Trieste dal resto
della città.
Con molta fatica, ma immenso impegno di militanza ribelle, ragazze
e ragazzi da giorni occupano in modo legittimo la piazza principale
di Trieste.
Piazza dell'Unità, giorno dopo giorno, diviene la vera polis, il
vero punto di confronto in tal società.
Una società precaria, una società, per come strutturata,
destinata all'inesorabile e violento fallimento.
In tale piazza, si è parlato di varie questioni, sono nate varie
proposte, è una piazza propositiva.
Non condivido molte situazioni, ma comprendo la necessità di
dover capire e vivere sulla propria pelle l'illusione reale delle
false promesse della politica.
Il problema è che il tempo stringe, e non so quanto tempo vi sia
ancora a disposizione per capire che il Sindaco di Trieste e la
politica tutta, sia essa istituzionale che quella concertativa di
una certa area sindacale sono solo parte integrante di quel sistema
che si vuole contrastare.
Si è arrivati ad un punto di non ritorno.
Stiamo precipitando nel caos più totale, dove le vie percorribili
non potranno che essere due, o immensa austerità,repressione sia
preventiva che successiva o semplicemente ribellione.
La Piazza di Trieste è vista con immensa attenzione da tutta
Italia.
Non può limitarsi solo al problema spazi, o similari ma deve
andare oltre.
Ma il primo problema è come superare in poco tempo il distacco
con la città, con il resto della città, o meglio come coinvolgere
quella parte di città, che vuoi per diffidenza vuoi per normali
situazioni di titubanza tarda ad avvicinarsi alla Piazza, tarda a
vivere la Piazza .
Si devono coinvolgere i disoccupati, le 4000 mila persone in
attesa di assegnazione di una casa popolare, i lavoratori precari,
gli anziani che vivono con una pensione indecente e così via.
Ci si deve rivolgere per forza di cose a queste realtà.
Perchè la crisi del sistema non è solo una crisi generazionale,
ma è una crisi reale che investe tutti e tutte.
E ciò può consentire a livello organizzativo anche il ricambio
nella gestione della piazza.
Questa piazza può diventare il luogo dove viene ripensata la
partecipazione alla politica attiva.
Non più delega, non più rappresentazione.
Ciò, a parer mio, è essenziale per evitare che tale movimento
venga mediatizzato solo come movimento studentesco, perchè deve e
può divenire altro.
Ai ragazzi ed alle ragazze che giorno dopo giorno occupano la
piazza deve essere riconosciuto l'impegno e la costanza di tal forma
sostanziale di protesta.
Non è una protesta simbolica.
Il tempo delle iniziative simboliche è finito.
Ora è il tempo della sostanza.
Così come è finito il tempo delle richieste e delle concessioni.
Ora è il tempo delle pretese.
Ed allora se questo movimento vuol continuare a camminare con le
proprie gambe deve allargare le proprie braccia alla città, si
devono coinvolgere i cittadini tutti, che devono solidarizzare non
solo passivamente ma anche attivamente alla tenuta della piazza.
Certo ora si pone il problema del 4 novembre, del rischio sgombero
ecc.
Forse la questione deve esser vista da altra prospettiva.
Se lo Stato Italiano sgombera una piazza indignata che protesta
per una manifesta ingiustizia sociale, quale quella vigente, solo per
consentire lo svolgimento della parata militare, ciò sarà grave.
Ognuno si assumerà le responsabilità delle proprie azioni.
La dignità non si sgombera.
La dignità la si difende ad oltranza, contro ogni forma di
autoritarismo di tal sistema.
Tanto detto, concludo con un breve appello:
popolo di Trieste, disoccupati di Trieste, precari di Trieste,
anziani e giovani di Trieste, donne e uomini di Trieste, che volete
difendere la dignità vostra oggi calpestata da una esistenza
precaria determinata dal potere economico, bancario vigente, che
volete rivendicare una esistenza libera e non soggetta ad austerità
alcuna, venite in Piazza dell'Unità, solidarizzate attivamente
partecipando insieme agli studenti di Trieste alla reale edificazione
di una nuova polis.
Altrimenti poi sarà tardi.
Ora o mai più.
Marco Barone
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