Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Vorrei, ma non posso, quindi...

Come spesso accade, almeno in questo tempo dalla viva malinconia, abbandoni il tuo corpo e la parte immateriale del tuo essere umano al mondo dell'incertezza, ( sogno o incubo?) per risvegliarti nell'ordinaria incertezza.
Cosa mai accadrà oggi?
Cosa mai mi accadrà oggi?
Nessuna progettualità, nessuna programmazione, niente di niente.
Si vive semplicemente alla giornata.
Vai a dormire svegliandoti con quel che sarà sarà.
Io, personalmente, andando oltre la maschera quotidiana, ho sempre coltivato il senso del dubbio.
Meglio il dubbio che la certezza della monotonia quotidiana.
Ma nello stesso tempo ho provato a costruir il mio equilibrio.
Equilibrio sociale.
Oggi divenuto precarietà esistenziale.
Si vive alla giornata.
Si vive il momento.
Quel che sarà sarà.
Che disastro.
Chiusa questa breve premessa eccomi al vorrei, ma non posso, quindi...
In questi giorni è successo di tutto.
Ma voglio soffermarmi su piccole ma importanti situazioni non situazioniste.
Ho sentito dire dal Ministro Gelmini che questo governo ha avuto il pregio di aver inserito il pareggio di bilancio in costituzione. In quella trasmissione televisiva, ballarò, era presente anche Vendola, Fini.
Nessuno che abbia avuto l'accortezza di smentirla.
Il pareggio di bilancio non è ancora costituzionalizzato.
Almeno per ora.
Menzogna demagogica figlia di grande ignoranza.
Ho sentito dire, tante, tantissime volte che in questo Paese non si può licenziare.
Fottutamente falso.
E parlo anche da competente in materia.
Licenziano, eccome se licenziano. 
E viste anche le durate dei processi, mediamente tre anni per un primo grado, i lavoratori hanno poche tutele. I Giudici verificano la legittimità o meno del licenziamento.
Cosa vogliono i padroni? Il licenziamento illegittimo legalizzato?
Per non parlare poi delle cifre esorbitanti che ho sentito dire,anche da economisti.
Per esempio a Piazza pulita è stato detto che il lavoratore licenziato, se tale licenziamento risulta essere illegittimo,ha diritto a 36 mensilità.
Ma quando mai? 
Di norma, in caso di indennità sostitutiva alla reintegra si parte da un minimo di 20 mensilità e non 36 e la differenza è enorme. Ma se l'azienda ha meno di 15 dipendenti non si arriva oltre le 6 mensilità .
E tenete conto che in Italia il 70% dei lavoratori,circa, opera in aziende sotto i 15 dipendenti.
Come dire, ognuno tragga le proprie conclusioni.
Ho visto Berlusconi partecipare al convegno di Saya e Scilipoti.
Rifiuta,Saya, di essere chiamato fascista.
Infatti, non lo è.
Peggio ancora.
Ed il nome del loro partito parla chiaro, partito nazionalista italiano.
Vi dice nulla ciò?
Pensate, pensate.
Ma ho visto la stampa dedicarsi con viva attenzione alla vicenda di Alfredo.
Il maggiordomo di Berlusconi.
Ma dedicar , nello stesso tempo, poca attenzione all'oggetto delle telefonate.
Beh Alfredo è Alfredo no?
Fa più da gossip.
Gli italiani si ricorderanno di Alfredo e non certamente dell'oggetto delle telefonate....
Si parla di Colpo di Stato.
Cazzarola, e non è solo uno sfogo, quel soggetto lì vi stava lavorando veramente.
Ma come sempre accade, è tutto uno scherzo.
Poi se un giorno lo vedremo realizzato, forse comprenderemo che non era uno scherzo.
E Alfredo, beh, pace dell'anima laica sua, verrà dimenticato.
Ma ho visto anche la stampa dedicare pochissimo spazio alla conquista, importante della Valle che non si arrende, forse perchè speravano nella non notizia.
Gli scontri violenti con le forze di repressione.
Già, per demonizzare il movimento che combatte il sistema di potere italiano.
Ma la cosa più incredibile è stato veder 8000 persone fare la fila di ore per comprare un cellulare o menate simili, bloccare intere zone di Roma per ore, o i tifosi del Napoli picchiarsi per comprare un biglietto per una partita di calcio nonché subire cariche della polizia.
Messe tutte insieme queste cose cosa mi fanno pensare?
Che vorrei alzarmi, prendere il primo treno per Roma, entrare nel luogo della rappresentanza della sovranità , ora asovrana, popolare, ed espropriare quel Palazzo alla politica rappresentativa solo del degrado sociale, culturale, italiano, ed offrirla al popolo.
Entrate nel Palazzo che vi appartiene.
Entrate nel Palazzo che ci appartiene.
Riappropriamoci di quel minimo di dignità, vera e non retorica, che oggi abbiamo smarrito in qualche angolo oscuro delle nostre città.
Vorrei, ma non posso, perchè mi sbatterebbero in galera.
Vorrei ma non posso, perchè sono solo.
Vorrei ma non posso, perchè sacrificarmi per un popolo che non è popolo sarebbe follia masochista pura.
Vorrei ma non posso, quindi non lo voglio.
Forse.
Domani sarà un altro giorno.
Forse in tal perenne dubbio, migliore di ieri, migliore del domani che verrà?
Sano ottimismo nell'oggettivo pessimismo.
D'altronde cosa altro è rimasto?
Sognare e lottare,
utopia reale
per una reale follia.
Perchè follia?
Perchè oggi pensare che in questo Paese vi possa essere la rivoluzione è da folli.
Però meglio folli e felici, per tal pensiero, che seri e depressi, per tal non pensiero.



Marco Barone




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