La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Uccisa dalla pessima sanità e dalla burocrazia.

Ricordate la vicenda, triste, molto triste, di Federica Monteleone? 
La ragazza che a soli 16 anni, dopo quello che doveva esser un banale intervento di appendicite nell’ospedale di Vibo Valentia, è morta?
O meglio uccisa dalla pessima sanità.
Vi sono state anche delle condanne penali per tal evento figlio della grande incuria umana.
Ma la cosa più dolorosa, è che oltre al danno si è realizzata anche una incredibile beffa dal sapore amaro, molto amaro.
A casa di Federica è arrivata, dopo quattro anni dalla sua uccisione, la tessera sanitaria.
Tessera spedita dal sistema sanitario.
Quel sistema, la cui parte malata, ha ucciso una ragazza di soli 16 anni.
Uccisa due volte.
Uccisa dalla pessima sanità e dalla burocrazia.
Non oso pensare, immaginare, cosa possa aver provato la sua famiglia nel vedersi recapitare quella tessera.
Un pezzo di plastica che ha certamente comportato grande dolore e sofferenza.
La burocrazia  di tal società è anche questa.
Un pezzo di plastica che forgia dolore ma anche giusto e comprensibile rancore, nei confronti di quella parte del sistema perverso e malato, che spera di trovar riparo nella frenesia dell'informazione quotidiana e nell'indifferenza collettiva ma specialmente nell'oblio di quell'automatismo che tende ad abituare la società a queste meschinità.
Ma non si può dimenticare,non si deve dimenticare, proprio per evitar che si possa ancora morire di mal-società.
La burocrazia non ha dimenticato Federica.
Ma nel peggior dei modi.
Uccisa due volte, già, uccisa due volte.
Può essere sufficiente solo indignarsi?

La mamma di Federica ha dichiarato  «Quanti anni dovranno ancora passare prima che capiscano che me l’hanno già ammazzata una volta, la mia Federica? E che non si devono permettere di ammazzarla ancora?».

Marco Barone

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