C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

A Trieste i lavoratori bloccano la stazione dei treni ed il movimento no tav scrive alla Serracchiani

In tempo di crisi, il sistema, cerca con qualsiasi mezzo di soddisfar i propri capitali interessi, manifestando totale disinteresse per il popolo comune, che presto realizzerà la nuova comune…
Ancora esistono finanziamenti da divorare.
Ancora esistono consulenze e appalti da dividere , mentre tra manovre bis e ter, si coglie l’occasione per uccidere i diritti dei lavoratori ma anche festività laicamente sacre. Il primo maggio, il 25 aprile, giusto per citarne alcune.
In questo tempo si devono sfruttare i lavoratori, si devono realizzare immense opere che devastan l’ambiente.
Ma i soldi per i lavoratori non ci sono…
Ed ecco che allora i lavoratori della ditta Carma, incaricata delle pulizie nelle stazioni e sui treni del Friuli Venezia Giulia, rimasti senza stipendio da tre mesi, hanno occupato i binari della stazione di Trieste centrale,, mentre alcuni sono saliti su un traliccio esponendo uno striscione.
Stazione bloccata.
E la gente aspetta.
Ma comprende il motivo della protesta manifesta dei lavoratori senza stipendio.
Per i lavoratori i soldi non ci sono.
Per la Tav, si.
Ed in tal tempo, la TAV, linea ad alta voracità, perché tutto viene divorato, continua a far discutere.
Come ricordato in tal articolo http://baronemarco.blogspot.com/2011/08/la-commissione-europea-attacca-il.html la Commissione Europea sosteneva, nei confronti del movimento No Tav, della Valle che non si arrende, e non si arrenderà, cose a dir poco fuorvianti,
Parlavano di molotov e bottiglie piene di ammoniaca ai danni della polizia; il Movimento veniva etichettato come realtà violenta ed eversiva, non emergeva alcun cenno alle azioni repressive delle forze dell’ordine. Anzi sembravano essere giustificate.
Ed in più si specificava che 14 comuni su 10 tendono a caldeggiar la realizzazione di questa nuova opera ferroviaria.
 Perchè la Commissione europea si pone in tal modo?
Beh un primo ragionamento è semplice e basilare. Sono loro i committenti di tal opera, quindi, è ovvio che devono spingere per la sua realizzazione.
Però deve esser anche detto che quelle informazioni dettagliate, ma sballate, sono state conferite, perchè la commissione europea ha avuto delle informative sul punto.
E sembrerebbe di capire, che gli informatori della Commissione europea sarebbero stati alcuni europarlamentari italiani, tra cui la Serracchiani.
In una lettera aperta scritta, proprio alla europarlamentare del Pd, da parte di alcuni/e attivisti/e del Movimento No Tav di Trieste si legge che…. la Debora Serracchiani, assieme ad altri europarlamentali, ha scritto al presidente della Commissione UE Barroso e al commissario ai Trasporti Kallas che dopo gli sfavorevoli eventi recentemente accaduti durante le ultime settimane, che hanno visto gruppi minoritari locali che provavano ad ostruire, anche con la violenza, l\’inizio del progetto n.6 di priorità della TEN-T fra Torino e Lione nella regione italiana del Piemonte, esattamente nella zona di Maddalena di Chiomonte, Val di Susa, noi, membri italiani del Parlamento Europeo denunciamo fortemente quei fatti inaccettabili, che fanno ritardare il progetto ed hanno causato varie lesioni, principalmente fra le forze di sicurezza. Malgrado quelle difficoltà, le autorità italiane, su un impegno bipartitico, hanno voluto rispettare le disposizioni precedentemente prese con l\’UE per quanto riguarda l\’apertura del cantiere entro il 30 giugno 2011 e conseguentemente cominciando con la perforazione del traforo come da progetto. ( omissis) Noi membri italiani del Parlamento Europeo siamo completamente convinti che questo progetto debba essere realizzato e ci impegniamo per sostenere lo sviluppo del trasporto e delle infrastrutture che contribuiscono all\’ammodernamento dell\’Italia, in questo caso specifico, ma in generale dell\’Europa complessivamente. ( omissis)
Questa lettera è stata redatta il 7/7/11 dagli europarlamentari Carlo Fidanza ed Antonio Cancian (PDL) e Debora Serracchiani (PD), poi sottoscritta da altri 42 eurodeputati italiani di PDL, PD, Lega e UDC.

Il movimento no Tav di Trieste/Carso deduce, giustamente, che forse è anche per i contenuti di questa missiva che il signor Kallas ha risposto, nei termini come detto in precedenza, il 25 luglio scorso ad una interrogazione presentata dall’eurodeputata della Sinistra Europea Sabine Wils sull’utilizzo da parte della forze dell’ordine di gas lacrimogeni nel corso della sgombero del presidio No Tav dalla Maddalena.

Ed ecco una lettera aperta alla europarlamentare del Pd dove si manifesta grande indignazione per l’operato della politica sinistra e sinistrata italiana anche in tema di Tav.

In un passaggio di tale e condivisibile lettera si legge per esempio che dall’alto del suo scranno da europarlamentare garantita di tutto e con uno stipendio che noi contribuenti le paghiamo, si permette di definire “gruppi minoritari locali” le popolazioni intere della Val Susa che si oppongono ad un progetto devastante del loro ambiente di vita.
Lei si permette di definire “fatti inaccettabili che fanno ritardare il progetto” le manifestazioni di resistenza passiva, degenerate in scontri non tanto per volontà degli abitanti delle Valli, quanto perché il governo italiano (o piemontese, chissà) ha deciso di inviare in Val Susa un esercito, (successivamente integrato con carri armati appena rientrati da un teatro di guerra come l’Afghanistan), che ha gasato di lacrimogeni l’ambiente ed i suoi abitanti per giorni e giorni, con conseguenze per l’ambiente e le persone che non sono ancora valutabili.
Persone a cui noi tutti dobbiamo rispetto, ed alle quali Lei dovrebbe chiedere scusa, Avvocato, nonché europarlamentare rappresentante della cittadinanza italiana, Debora Serracchiani.

Per leggere il testo integrale della lettera aperta questo è il link.

Che altro dire? In tal sistema, chiamato capitalismo, sia essa la sinistra sia essa la destra istituzionale, mai e mai potrà esser dalla parte di chi si oppone all’essenza del capitalismo stesso, perchè per tal signori, non signori, vorrebbe semplicemente dire rinnegare il proprio ruolo di attori padronali in tal tempo.

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