Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

Immagine
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Unicredit, Juventus e Libia.

Cosa mai potrà legare un colosso bancario come l'Unicredit, una squadra di calcio come la Juventus alla Libia?
Provate ad indovinare?
Il capitale.
Eni, Unicredit e Impregilo, ma anche Astaldi, Finmeccanica, Fiat, e perfino la Juventus. In tutti questi anni la Libia ha  in sostanza acquisito diverse partecipazioni nella Corporate Italia.

Tripoli ha formalmente il 7,5% della quota azionaria del gruppo Unicredit, attraverso la Banca centrale libica e il fondo sovrano Lia ed è  dunque il principale azionista dell'istituto.
E le dimissioni di Profumo da Unicredit si realizzarono anche per la vicenda libica, per l'entrata potenziale e consistente nel gruppo azionario di Unicredit   del capitale controllato anche per vie indirette dal dittatore.

Invece la Libyan arab foreign investment company (Lafico) detiene da tempo il 7,5% della Juventus.

Ovviamente solo ora si comprende la vera natura  di Gheddafi.
I suoi soldi prima erano belli, utili, ora per celar tale vergogna, anche in relazione al genocidio  vigente in Libia, tutte le realtà coinvolte cercano di aggrapparsi letteralmente sugli specchi per sminuire il controllo del capitale esercitato dal potere libico.

Questo è il sistema, questo è il modo di funzionar di tale società.
Società che continua a manifestare preoccupazioni, ad indignarsi verso ciò che è stato tollerato per decenni.
Ed ora che per vari motivi il dittatore mostra al mondo intero, ciò che prima veniva nascosto dal potere ipnotizzante del vile danaro, ecco che per strana magia,il mondo si sveglia.
Si sveglia  però guardando i massacri di un popolo intero in TV.
Evviva la comodità borghese della solidarietà, finta, umana.
Probabilmente se la situazione continuerà in tal modo interverranno anche con la forza militare.
Occorre comprendere quali sono i veri interessi economici che ad oggi non hanno consentito un mero intervento diretto delle forze globali del capitalismo per decapitare definitivamente tale regime.
Con Saddam Hussein non hanno atteso un genocidio così efferato, eppure hanno inventato storie e storielle per giustificare l'intervento militare.
Lì dovevan intervenire il prima possibile per accaparrarsi il controllo diretto del petrolio.
Ed in Libia cosa ferma le c.d. forze democratiche?
Cosa?

Marco Barone

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot