La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Dalle lacrime di Mirafiori ai litigi tra lavoratori. La quotidianità nel mondo del lavoro.

Nella mia mente vedo ancora le lacrime dell'ex operaio di Mirafiori. L'operaio piangeva per la divisione tra i lavoratori, piangeva perchè l'unità tra chi ogni giorno si alza per portare a casa un pezzo di pane è seriamente compromessa, se non finita.
Ogni benedetto o maledetto giorno che sia, ti alzi al suono nefasto della sveglia. Attendi altri cinque minuti, sei, e poi via di corsa. Entri nella robotizzata quotidianità. Entri nella giornata del sistema.
Vedi visi di lavoratori e lavoratrici stanchi,ancor prima dell'alba, fermi ad attendere il bus che li condurrà al lavoro.
Vedi visi senza espressione, sospesi nel vortice che risucchia giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, buona parte del tuo tempo vitale per lavorar.
La organizzazione del lavoro è mutata, ritmi frenetici, uomini che devono assimilare i tempi dettati dalle macchine, uomini che devono in via ripetitiva svolgere sempre e sempre le stesse funzioni.
Ma in questo tempo da noi tutti vissuto, caratterizzato da grande energia negativa, perchè negativa è l'aria che si respira, negativa è la situazione sociale, negativa è la speranza di maturar un minimo di progettualità, il sistema ha deciso che i lavoratori non devono più essere uniti.
Ciò è un pericolo per la stabilità del potere padronale.
Ecco giungere tagli e contro tagli, sovraccarichi di mansioni, di tensioni, di lavoro.
Capita di recarsi al Tribunale di Modena e leggi avvisi che ricordono agli utenti che sperano in un minimo grado di giustizia, che a causa dei tagli e della relativa riduzione del personale gli sportelli delle cancellerie rimangono chiusi in determinate ore.
Ecco file enormi di avvocati, cittadini.
Ma ecco anche litigi tra il personale, che ora si trova nella condizione di dover svolgere il lavoro di due normali dipendenti.
Incrementa lo stress, incrementa l'ansia, incrementa la tensione.
Ma nello stesso tempo la paura di ammalarsi.
Se la malattia è un diritto, nel senso che esistono norme che tutelano i dipendenti malati, ecco giungere la paura di essere soggetti ad evento morboso, perchè la paura della visita collegiale pende sul loro capo come la spada di Damocle, affilata e sostenuta da un esile crine di cavallo.
Queste paure, a volte infondate a volte no, sono esternazioni con cui molti dipendenti, lavoratori si confrontano ogni dì.
Oggi giorno avere un lavoro è come vincere un terno a lotto.
Si accettano tutte le condizioni possibili ed immaginabili pur di lavorare, pur di poter sopravvivere.
Lavoratori contro lavoratori, individualismi contro individualismi.
Mirafiori farà scuola, ma forse esiste altro, per esempio il collegato lavoro, che offrirà la possibilità ai padroni, grazie allo strumento esteso della certificazione dei contratti, di poter contrattare direttamente con il proprio futuro schiavo moderno, le condizioni del lavoro, che posson essere, anche in peius rispetto al Ccnl applicato.
Beh certo esiste giurisprudenza sul punto che rileva in particolar modo che il contratto individuale di lavoro non può essere peggiorativo rispetto al Ccnl applicato nel luogo di lavoro, non possono essere compromessi i diritti già maturati ed entrati nel patrimonio giuridico dei lavoratori stessi.
Certo, ma se il padrone ti pone il seguente interrogativo, o firmi il contratto a queste condizioni o non avrai il lavoro, beh è chiaro comprendere cosa farà il lavoratore che deve vivere in questa giungla sistemica e burocrate vigente, dove anche l'urlo di Tarzan è celato dalle sirene dell'inizio turno o fine turno lavorativo.
Quindi, niente più contratto collettivo, ma contrattazione diretta con il lavoratore.
E lì dove si decide di far rimanere in vita il contratto collettivo ma di natura aziendale e locale, vista la natura complessa ed articolata del luogo di lavoro il dilemma che sorgerà sarà, o accetti queste condizioni o l'azienda chiude ed andrà in altri luoghi, come l'Albania, la Romania, la Cina, dove i lavoratori costano meno.
Siamo incastrati?
Il problema è serio.
Tutto ha avuto origine con le guerre tra i vari sindacati,dividere per vincere.
Hanno diviso, ed hanno vinto.
Certo esistono alternative. Si è parlato di nazionalizzare le aziende in crisi, del controllo diretto operaio dei luoghi di lavoro ed altri principi similari di natura socialista più che condivisibili.
Il problema è che ciò non è praticabile in un solo paese, deve nascere un movimento internazionale,per evitare che situazioni come quelle cubane, quale ad esempio l'embargo voluto dai finti padroni del mondo, gli Usa, abbiano luogo.
Albania, Algeria, ora il Libano e l'Egitto, la Tunisia,  la Grecia, sono realtà in movimento.
Ma ho un forte senso del dubbio che vaga nella mia mente.
Quanto è spontanea la rivolta albanese? Quella tunisina?Quella egiziana?
Sono rivolte indotte da forze esterne, sfruttando la disperazione del popolo, per motivi politici, o sono veramente rivolte popolari, libere, incondizionate?
Ritornando per le vie delle nostre campagne metropolitane, credo che prima di porre in discussione il modo in cui fronteggiare le repressioni preventive, successive attuali, occore in primis porre le basi per determinare la possibilità dell'azione di lotta contro il sistema.
Ovvero unire i lavoratori.
Solo l'unità tra i lavoratori, e non lavoratori, ed ex lavoratori, può fronteggiare il sistema vigente.
E' da questo che bisogna ripartire.
Vorrei svegliarmi un mattino e veder piangere l'ex operaio innanzi ai cancelli di Mirafiori.
Ma questa volta lacrime non di dolore,ma di felicità, perchè i lavoratori si uniscono, perchè i lavoratori non litigano più tra di loro.
Già, verrebbe da dire utopia campanelliana pura.
Ma questa è la condizione minima per intraprendere qualsiasi procedimento di lotta sociale, ovvero la solidarietà tra i lavoratori, con i lavoratori, oggi per un domani non più precario.

Marco Barone

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