C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Il Pd propone ddl su rappresentanza sindacale, mentre il sindacalismo di base continua ad essere senza diritti da decenni.

 Sul sito del Pd si legge che:
“L’accordo su Mirafiori come l’accordo su Pomigliano vanno valutati su due piani distinti, sebbene connessi: la riorganizzazione delle condizioni del lavoro; le regole della rappresentanza, della democrazia e della partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alle sorti dell’impresa. Sul primo piano, la ridefinizione, impegnativa ed intensa, avviene a fronte di una prospettiva di sviluppo e di occupazione. Sul piano delle regole della rappresentanza e della democrazia si compiono strappi ingiustificabili, mentre non si fa alcun passo avanti per la partecipazione dei lavoratori nell’impresa, anzi il ritorno alle Rappresentanze Sindacali Aziendali è un chiaro passo indietro”. E’ quanto si legge in un documento congiunto redatto al termine della riunione delle segreterie del Pd piemontese e del Pd torinese con il responsabile dell’Economia e del Lavoro della segreteria nazionale del Pd, riunione convocata per esaminare insieme la questione Fiat. Il testo è firmato da Stefano Fassina, Gianfranco Morgando e Paola Bragantini, rispettivamente membro della segreteria nazionale e segretari del Pd regionale e del Pd provinciale".

Mi fermo qui con tale comunicato.
Il Pd propone un ddl per discutere della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro.
Bene, fin qui nulla di strano, anzi ben vengano queste proposte.
Ma, ora basta.
Tutto ha un limite, e dico tutto.
I Cobas, che hanno migliaia di iscritti nel settore sia pubblico che privato non hanno diritti nei luoghi di lavoro.
Ciò perchè questo è quello che è stato deciso con gli accordi quadro firmati dai confederali con i quali hanno definito il recinto della non democrazia sindacale in Italia.
Sì, proprio quei sindacati che ora lamentano l'assenza della democrazia sindacale.
Per esempio lo sapete che i Cobas non possono indire assemblea nelle scuole?
Che in molte aziende del privato non viene effettuata la ritenuta sindacale?
Che molti giudici di questo paese non democratico dicono che il Cobas non può per esempio ricorrere all'articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, ovvero per comportamento antisindacale, perchè non ha firmato il ccnl applicato in quel luogo di lavoro e quindi non ha diritto di esistere?
Lo sapete che i primi ad ostacolare l'affermazione dei diritti sindacali e della democrazia sindacale in Italia sono stati i Sindacati Confederali?
Lo sapete che i ccnl aziendali per giurisprudenza affermata non si applicano ai lavoratori che non appartengono ai sindacati firmatari di quel contratto qualora il contratto di secondo livello è peggiorativo rispetto a quello nazionale?

Ed ora il Pd cosa propone?
Di discutere di democrazia sindacale.
Ora che la CGIL vive o rischia di vivere la stessa situazione che da anni massacra migliaia di lavoratori in Italia del sindacalismo di base, la CGIL si sveglia e dice, beh non c'è democrazia sindacale, ed il Pd che altro non è che la voce politica della CGIL attua lo stesso ragionamento.
L'ipocrisia ha un limite ma qui siamo oltre il limite della decenza.
Si parli pure di democrazia sindacale, ma ad una sola ed unica condizione, che al sindacalismo di base venga garantito lo stesso diritto che viene garantito alla CGIL, per esempio fare assemblea nella scuola.
Perchè l'assemblea è la massima espressione della democrazia e della rappresentanza dei lavoratori.
Continuare a negare il diritto di assemblea al sindacato di base come i Cobas per esempio,che ha migliaia di iscritti in tutta Italia, sarebbe come negare la piazza per un comizio ad un partito politico che non ha propri eletti in parlamento.
Questo è quello che succede da anni.
Sconvolti?
Bene, allora discutiamone ma solo a questa condizione, che dovrà comportare la fine di tutti gli accordi quadro oggi in vigore che di fatto limitano l'esistenza del sindacalismo di base ed uccidono la democrazia nei luoghi di lavoro.  Ovviamente occorre intervenire anche e specialmente sullo Statuto dei Lavoratori.

Marco Barone

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