C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Era il 26 dicembre 2004. Il maremoto di Sumatra, pensando all'Abruzzo.

Tsunami, tale parola deriva dal giapponese, che significa onda del porto.
Tale breve termine è entrato nel linguaggio comune quel lontano, perchè già dimenticato, ma in verità  vicino 26 dicembre 2004.
Onda del porto di Sumatra del 26 dicembre 2004 che ha investito tutto l'Oceano Indiano , venne causata da un terremoto molto violento di magnitudo pari a 9,3 della scala Richter. È stato il terremoto più imponente registrato dopo quello Cileno del 22 maggio 1960 di magnitudo 9,5. Chiamala se vuoi coincidenza, tragica naturale coincidenza, quel terremoto è avvenuto esattamente (a meno di un'ora) ad un anno di distanza dal terremoto di 6,6 gradi che ha colpito la città di Bam in Iran il 26 dicembre del 2003, causando la morte di circa 30.000 persone. Il maremoto dell'Oceano Indiano ha procurato circa 300 mila vittime, un numero indefinito di sfollati.
Onda devastante, violenta, impetuosa che ha colpito  parti delle regioni costiere dell'Indonesia, dello Sri Lanka, dell'India, della Thailandia, della Birmania, del Bangladesh, delle Maldive giungendo a colpire le coste della Somalia e del Kenya (ad oltre 4.500 km dall'epicentro del sisma).


Ecco scattare la catena della solidarietà umana, con le solite speculazioni tipiche di questi eventi, ecco il falso congelamento dei debiti.
I meccanismi che la società innesca in tale situazioni sono sempre identici.
Come identica è vuoi per la frenesia che caratterizza questa società, vuoi per i mille eventi che circondano il nostro vivere quotidiano, che il 26 dicembre del 2004 a molti oggi non dice nulla.
Ma solo sei anni addietro era negli occhi di tutti l'immagine ritratta da riprese video amatoriali, da fotografie, della potenza esplosiva della natura, della povertà di quelle terre, della disperazione delle persone.
Certo non bisogna tornar indietro di sei anni per capire come gli eventi per forza di cose offuschino la memoria dell'uomo.
Il terremoto dell'Abruzzo è un esempio vivente di ciò.
Ed era solo il mese di aprile del 2009.
Per giorni e mesi si parla di quella martoriata terra, poi le notizie sfumano, poi ecco gli scandali, poi sfumano ancora, ancora logorante silenzio.
Il silenzio a volte esprime meglio di ogni altra cosa la disperazione umana, la rabbia, il senso dell'ingiustizia, ma in tal caso ha effetto devastante, specialmente in tal società dove il silenzio uccide il dissenso.

Ma gli effetti del terremoto sono vissuti da quelle persone che vuoi per l'abusivismo, per la devastazione naturale, oggi giorno dormono, sognano, e probabilmente avranno condiviso  il dolce di natale dentro una casa di plastica. Questo per i più fortunati.
I dimenticati sono tanti, e le ricorrenze quanto meno devono servir a questo ad interrogarsi sul perchè la società tende ad inghiottire tutto in un vortice sconvolgente che conduce all'oblio.
Perchè?
Eppure la storia è caratterizzata da eventi tragicici. Per esempio leggendo un articolo scritto su tale sito  http://www.pi.ingv.it/Focus/tsunami.html da parte dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia emerge che circa 8000 anni fa un gigantesco tsunami devastò il mediterraneo interessando le coste della Sicilia orientale, l'Italia meridionale, l'Albania, la Grecia, il Nord Africa dalla Tunisia all'Egitto, spingendosi sino alle coste del vicino oriente dalla Palestina, alla Siria ed al Libano. Per non parlare del terremoto del 1908 di Messina e Reggio Calabria.
Noi siamo ospiti della terra, dobbiamo convivere con ciò che non ci appartiene.
I terremoti sono sempre esistiti, il Tsunami anche.
Quel giorno ricordo come la follia collettiva alla velocità dell'onda del porto travolse il senso della paura di ogni essere umano sulla terra. Senso della paura ma anche della tragica spettacolarizzazione oggi ancora viva.
Si andava a mare pensando allo Tsunami, alle minime scosse di terremoto si pensa allo Tsunami, si deve cercare per forza di cosa lo Tsunami, si allarma anche a volte in modo esasperato la popolazione. Il  25 dicembre 2010 è stato lanciato un allarme tsunami nel Pacifico sud-occidentale dopo una scossa di terremoto sottomarina di magnitudo 7,6. L'allarme dopo due ore è stato revocato.
Certo non voglio dire che gli allarmi non vadano dati, ma quasi tutti quelli che son seguiti al 26 dicembre 2004,  sono stati poi revocati.
La natura ha insegnato all'uomo che occorre prevenire determinate situazioni, ma non conferendo solo l'allarme, ma rispettando semplicemente il pianeta che oggi ancora ci ospita.Abbiamo imparato qualcosa da ciò?
Nutro molti dubbi in tal senso.
Oggi il mio pensiero viene rivolto a tutti i terremotati, a tutte le persone che hanno vissuto sulla loro pelle gli effetti del non funzionamento della società, ed in particolar modo ai terremotati dell'Abruzzo di cui oggi giorno non si parla più.


Marco Barone

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