Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Auguri di Capodanno.

Dalle Fiandre antiche nel festeggiar la materia e la non materia

ecco Giano, che guardando oltre il futuro, nel ricordar a tutti noi il vissuto passato,

bagnando con le acque del Tevere il sogno dell'avvenir sospeso nel dubbio,

offrir al sogno libero e liberato dal momento di stasi nella collettiva follia,

in quel brindar al cielo notturno

la voglia di mutamento.

E per la via del cambiamento rivoluzionario,

auguro a tutte e tutti

anno di follia nell'amore,

e rivoluzionario nella lotta.

Marco Barone

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