Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Ho incontrato un alieno.

Una finestra aperta nel mondo reale, regala un momento di vita vero, puro, dolce.

Un cielo pennellato con il blu reale e rosso scarlatto, sovrasta la mente di chi passeggia per le vie non più

tortuose della colta, grassa, Bologna.

Per un momento, intenso come l'ora d'aria respirata da chi è imprigionato nelle mura del sistema, voglio

camminar a testa alta; per un momento voglio camminar senza essere ingubbito dal macigno della prospettiva

dell'affermato reale.

Sinfonie vibranti nell'aria mescolate nel grido di gioia spensierata celano i rumori tipici della città

metropolitana;

abbracci nell'esser vivi , passeggiando con lentezza sotto il portico dell'amore che accompagna l'individuo

nella collettività sociale, allontanando  la tristezza della solitudine non cercata.

Profumo di vita, dolce, delicato e vellutato, come le mani della musa ispiratrice di quel paesaggio orfeico  che,  dipinto dall'emozione del sospirato bacio notturno, trascina via il tuo corpo materiale nello spazio indefinito da  madre natura.

Sollevar la testa, durante il cammino tra i pensieri scalfiti sulle pareti di arenaria e impressi sulle colonne di

legno che sostengono i portici dal peso del sistema vigente, allieta l'animo infuocato dall'ingiustizia presente.

Sorrisi di passione, ebbrezza nell'amore, coglie la mano di quella persona abbandonata dal mondo asociale, nel mondo della carità umama, la qual sollevando il proprio senso di vita nello sguardo gioioso di chi ha deciso di abbandonar l'apollinea ratio per un solo momento di realtà percepita, ora, sì, sorride.

E' così colorato il pianeta che ospita le nostre vite; è così profondo e meravigliosamente stupendo l'angolo virtuoso dell'umiltà che si pone innanzi al nostro cammino ogni giorno; è così semplicemente bella e calda la sfera della libertà in cui siam imprigionati, che nell'esser travolti dalle nefandezze meccaniche, definite, determinate, dal sistema, priviamo ogni attimo non vissuto l'eterno senso di felicità della propria essenza.

Imprigionare l'allodola, spirito libero coccolato dalle mani di madre natura, nella gabbia dell'egosimo materialistico, comporterà la morte dell'allodola.

Per un solo momento voglio credere di essere l'allodola libera di volare e cantare l'amore per la vita, nelle vie

ordinarie della metropoli del nuovo millennio;

per un solo momento voglio creder di essere libero dalla schiavitù delle regole del sistema;

ed allora immerso nei colori del ciel blu reale e rosso scarlatto incontro l'ottimismo rivoluzionario.

Oggi ho incontrato l'alieno,

e questo alieno voglio presentarlo a tutti voi che ora leggete il mio scritto,

voglio offrirvi, anche per un solo ma breve intenso attimo,

quel senso di distacco dal mondo reale che ha catturato il mio essere uomo;

ebbene il nome dell'alieno

era,

e sarà,

ottimismo.

Marco Barone
M&G

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