Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Assediare l’assedio israeliano

di Omar Barghouti

In appena qualche anno la campagna palestinese di boicottaggio dei prodotti israeliani è diventata realmente globale

Nonostante l’assedio israeliano a Gaza e il suo crescente spostamento nel Negev e a Gerusalemme Est, i Palestinesi hanno motivo di festeggiare. A Washington una cooperativa agricola ha preso la decisione di boicottare i prodotti israeliani, confermando che il movimento per il boicottaggio – che il mese scorso ha compiuto cinque anni – ha finalmente traversato l’Atlantico. A sostegno dell’iniziativa si sono dichiarate figure di rilievo quali il premio Nobel per la Pace Desmond Tutu e Máiread Maguire, e Richard Falk, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi.



Il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) nei confronti di Israele è stato lanciato nel 2005, un anno dopo che la Corte internazione di giustizia ha dichiarato illegali sia il muro costruito da Israele che gli insediamenti nei territori palestinesi occupati. Oltre 170 partiti politici, sindacati, movimenti di massa e ONG palestinesi hanno appoggiato il movimento, che è guidato dalla BNC, una associazione di organizzazioni della società civile.



Basata su un secolo di resistenza civile palestinese e ispirata alla lotta anti-apartheid, la campagna aveva già lanciato boicottaggi parziali per poi presentare un approccio globale per il raggiungimento dell’autodeterminazione palestinese: unire i Palestinesi nella Palestina storica e in esilio di fronte ad una crescente frammentazione.



La campagna BDS non è basata su alcuna formula politica predeterminata e insiste, invece, nel voler realizzare i diritti fondamentali sanciti dalle Nazioni Unite che coincidono con i tre obiettivi principali del popolo Palestinese: porre fine all’occupazione e colonizzazione israeliana di tutte le terre arabe occupate dal 1967; porre fine alla discriminazione etnica contro i cittadini palestinesi; e riconoscere il diritto dei rifugiati palestinesi a ritornare nelle loro case, come stabilito dalla Risoluzione delle NU 194.



Creata e guidata dai Palestinesi, la campagna BDS rifiuta qualsiasi forma di razzismo, incluso l’antisemitismo, ed è ancorata ai principi universali di libertà, giustizia e pari diritti che ha motivato la lotta anti-apartheid e quella per i diritti civili negli USA.



Definire Il sistema discriminatorio israeliano legalizzato come apartheid – come hanno fatto Tutu, Jimmy Carter e persino un ex Procuratore generale israeliano – non mette sullo stesso piano Israele e il Sud Africa. Nessun regime autoritario è identico a un altro. Piuttosto, indica che il conferimento dei diritti secondo criteri etnici e religiosi da parte del governo israeliano rientra nella definizione di apartheid adottata dalle Nazioni Unite.



La campagna BDS ha visto una crescita senza precedenti dopo l’aggressione militare a Gaza e l’attacco alla flottiglia. Nel mondo le persone di coscienza sembrano aver oltrepassato la soglia, ricorrendo a pressioni, fermezza nelle richieste o “impegno costruttivo”, per porre fine all’impunità di Israele e alla collusione occidentale nel farlo rimanere uno stato al di sopra della legge.



In questo contesto, “Assediare il vostro assedio" – il grido del poeta palestinese Mahmoud Darwish – acquista un nuovo significato. Dato che convincere un potere coloniale a prestare ascolto ad appelli morali che chiedono giustizia è, quantomeno, illusorio, molti ora capiscono la necessità di "assediare" Israel tramite boicottaggi, alzando il prezzo della sua oppressione.



I fautori della campagna BDS sono riusciti a fare pressione su istituzioni finanziarie in Scandinavia, Germania e altrove per disinvestire da compagnie che sono complici nelle violazioni di leggi internazionali da parte di Israele. Varie associazioni sindacali internazionali si sono unite al boicottaggio. In seguito all’attacco alla flottiglia, I sindacati portuali in Svezia, India, Turchia e Stati Uniti hanno prestato ascolto ad un appello delle associazioni sindacali palestinesi bloccando lo scarico di navi israeliane.



L’appoggio della campagna BDS da parte di personaggi del mondo della cultura come John Berger, Naomi Klein, Iain Banks e Alice Walker, e l’ondata di cancellazioni di eventi in Israele da parte di artisti come Meg Ryan, Elvis Costello, Gil Scott-Heron e i Pixies hanno migliorato il profilo internazionale del movimento, avvicinandolo alla tradizione occidentale. Lo scetticismo riguardo al suo potenziale è stato smentito.



Boycott from Within (boicottaggio dall’interno), oggi imponente movimento di protesta in Israele, è stato formato nel 2009 adottando la formula della campagna BDS palestinese.



Di recente una proposta di legge che impone pesanti multe agli israeliani che lanciano o incitano al boicottaggio contro Israele ha avuto una prima approvazione da parte del Knesset. Questo mostra i timori di Israele sulla portata e impatto globale della BDS, campagna non violenta e moralmente impegnata per la giustizia. Per molti versi, conferma che il “momento sudafricano” dei Palestinesi è arrivato.

da http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2010/aug/12/besieging-israel-siege-palestinian-boycott

traduzione di Flavia Vendittelli

http://www.forumpalestina.org/news/2010/Agosto10/27-08-10AssediareAssedioIsraeliano.htm

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