C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

L'essere umano è individuo sociale dicamo basta al concetto di cittadinanza!


Prima di inziare questa mia breve riflessione voglio partire dal significato di due concetti:
CITTADINANZA:
In termini giuridici la cittadinanza è la condizione della persona fisica (detta cittadino) alla quale l'ordinamento giuridico di uno stato riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza, quindi, può essere vista come uno status del cittadino ma anche come un rapporto giuridico tra cittadino e stato. Le persone che non hanno la cittadinanza di uno stato sono stranieri se hanno quella di un altro stato, apolidi se, invece, non hanno alcuna cittadinanza.Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

ESSERE UMANO:
L'uomo (Homo sapiens sapiens), chiamato anche essere umano, è un mammifero euterio, un primate bipede, appartenente alla famiglia degli ominidi che comprende numerosi generi estinti e sette diverse specie viventi di grandi scimmie antropomorfe. La specie H. sapiens, di origine africana come d'altronde il genere Homo stesso, è a pelo corto, adattata alla vita terricola, e onnivora, con comportamento originariamente cacciatore - raccoglitore. La distribuzione attuale è pressoché cosmopolita.

Le regole che caratterizzano il teatro sociale in cui tutti noi viviamo sono state realizzate da esseri umani nel corso della storia imponendo delle norme che in sostanza affermano la diseguaglianza non solo sociale ma anche esistenziale dell'individuo per poter meglio esercitare il loro potere e sfruttare il bisogno e le necessità che ne conseguono. Può un pezzo di carta emesso da un organo ministeriale che quindi risponde alle logiche del sistema condizionare lo status vivendi dell'individuo? Ad oggi è cosi. E questa cosa mi fa semplicemente ribrezzo. Oggi, i fogli di via, di espulsione, date a persone che non hanno cittadinanza Italiana o Comunitaria sono all'ordine del giorno e ciò crea dei fantasmi sociali che vengono sfruttati dal sistema e dai padroni. Ecco che l'individuo deve nascondersi, deve vestirsi bene per non attrarre le forze dell'ordine, non può frequentare i propri amici non può ricongiungersi alla propria famiglia , non può innamorarsi, non può piangere la morte di un proprio caro in poche parole non può vivere!
E' mai possibile tutto ciò? non credo che la cosa si possa risolvere accettando con un groppone nello stomaco le regole e cercando di limitarne gli effetti, sono convinto del fatto che si deve mettere in discussione il concetto di cittadinanza e rivendicare tutti la libera esistenza e la piena esistenza dell'individuo. Ciò è impraticabile in questo sistema, ne sono consapevole, ma non condivido per nulla il fatto che anche implicitamente ci si debba rendere complici di questo sistema. Dobbiamo discutere della persona, dell'individuo, dobbiamo dire basta al concetto di cittadinanza, io mi reputo figlio di questo mondo e non può una carta di un organo ministeriale chiamata provvedimento di espulsione, figlia ovviamente delle regole che comprimono il nostro vivere sociale condizionare l'esistente. Siano essi governi di destra o sinistra entrambi spalleggiano la teoria della cittadinanza ed allora tutti i politici che poi piangono (per mera scena pessima teatrale) e criticano il sistema delle espulsioni sono i primi ad esserne responsabili! Perchè sono i fautori ed i complici di questo sistema. il motivo? semplice il concetto di cittadinanza permette la diffusione ed affermazione di regolamentazioni sociali e normative tali da inibire la persona dalla sua piena esplicazione, ovvero è una forma di controllo . Nasco libero, ma dopo pochi secondi dalla nascita...sono incatenato al sistema, dal sistema, nel sistema!
Rimettiamo in discussione ed anche in via pragmatica il concetto di cittadinanza, siamo tutti esseri umani, abbiamo tutti diritto ad una libera esistenza, abbiamo tutti diritto alla vita, abbiamo tutti diritto alla felicità, abbiamo tutti diritto di poterci vestire come cavolo vogliamo senza doverci sentire degli alieni solo perchè un odiosissimo pezzo di carta figlio del sistema ha decretato che sono clandestino.
Nessun clandestino, nessun cittadino, ma siam tutti individui liberi di vivere!
Marco B.

segue lettera aperta di PAOLO RUMIZ su uno degli effetti tipici delle norme sporche che regolamentano il vivere quotidiano...

Gentile ministro dell'Interno on. Roberto Maroni, a Trieste succede qualcosa che dovrebbe interessarla. La locale Questura sta cominciando a respingere gli stranieri, assunti da italiani, che hanno chiesto di regolarizzare il loro status sulla base della nuova legge da lei proposta. Non tutti, ovviamente. Quali allora? I criminali, penserà Lei. Sbagliato. A esser cacciati sono quelli che in passato hanno ricevuto decreti di espulsione e non se ne sono andati. Questa mancata obbedienza, comune al 99 per cento degli "espulsi", è stata - caso unico in Italia - equiparata a reati gravi, come lo spaccio di droga o il favoreggiamento alla prostituzione, per i quali (giustamente) è previsto il respingimento della domanda

 
Caro ministro, fermi la Questura di Trieste che espelle gli africani «ex clandestini»
 
Lei sa bene che l'ingiunzione a far le valigie è prassi comune nei confronti degli irregolari, talmente comune che nessuno ha mai obbedito. Da qui l'attuale provvedimento, necessario a sanare la situazione. Il problema è che solo un terzo dei suddetti irregolari è stato beccato dalla Polizia, normalmente perché costoro avevano "una faccia" diversa dalla nostra; quasi sempre africani. Mi spiego: un serbo può circolare anni senza essere individuato. Un etiope no. Ne consegue che proprio gli irregolari più scalognati e ricattabili - i neri presi a fucilate dalla mafia in Calabria - che vedevano nella legge Maroni l'occasione di affrancarsi, oggi si vedono respinti con questa motivazione: "eravate irregolari". Come se l'irregolarità non fosse alla base della domanda di regolarizzazione. Una beffa. La storia del cane che si mangia la coda.
Qualcuno mi ha detto: vedi? In Italia ha ragione chi non "emerge" e resta nel sommerso, chi si fida delle leggi invece è punito. E' successo anche stavolta, con un segnale forte. Un senegalese a Trieste da anni è stato chiamato in questura "per comunicazioni" e invece è stato impacchettato e caricato su un aereo per Dakkar. Motivo: era già stato espulso due volte. Ma il peggio è che non gli è stato riconosciuto nessun diritto di legge: per esempio quello di essere preavvisato dalla Prefettura, e quello di avere il tempo tecnico necessario a fare ricorso. Via, come un malfattore, con il "via libera" del giudice di pace.
Una procedura sommaria, che risponde a un'infrazione (presunta) con un'altra infrazione (certa). E poiché non posso pensare che la questura spari nel mucchio per avvertimento, o acchiappi qualcuno solo perché è il primo pollo che si presenta col passaporto in mano (e senza la tutela di un avvocato), sono propenso a pensare che tutti i cittadini stranieri che non hanno obbedito a precedenti espulsioni saranno cacciati da Trieste, perché questa "è" la lettura della legge da parte del locale ufficio stranieri. Insomma, il 90 per cento degli africani dovrà andarsene in assenza di motivi penali.
E dire che l'inizio era stato promettente: le Prefetture avevano avuto ordine di istruire le pratiche con la massima larghezza e comprensione, e così è avvenuto. Gli stranieri avevano fatto la fila e pagato i vari balzelli, i datori di lavoro avevano versato all'Inps le quote della pensione. Poi, intascati i soldi, lo Stato ha cambiato faccia: e quando è toccato alla Polizia di effettuare i controlli, è arrivata la stretta a ciel sereno. Senza alcun controllo sulla verità e sul merito dei rapporti di lavoro degli interessati e sulle garanzie che i cittadini italiani potevano dare su di loro in base a un rapporto di fiducia.
Ed è qui che vengono le domande più forti. La questura di Trieste risponde a regole diverse da quelle delle altre città d'Italia? Perché la locale Prefettura non ha comunicato a chi, con fiducia nelle istituzioni, ha presentato la domanda di sanatoria, il rifiuto ad accogliere la domanda con il preavviso di legge? Condivide la Prefettura di Trieste la lettura della norma proposta dalla Questura che tranquillamente equipara lo straniero irregolare che ripetutamente non ha obbedito all'ordine di andarsene, a colui che (come da articolo del codice) ha fabbricato armi, diffuso droga, corrotto pubblici ufficiali? Perché la magistratura, seppure quella non togata, del giudice di pace, convalida, con udienze della durata media di tre minuti, simili provvedimenti di espulsione con accompagnamento immediato senza porsi il minimo dubbio sulla loro legittimità e ragionevolezza? Ma soprattutto, quale certezza di diritto può avere uno straniero in Italia, se di pelle diversa? Domande non da poco all'indomani dei fatti di Rosarno, soprattutto se poste nella città che nel '38, in una piazza Unità osannante, ha visto la proclamazione delle leggi razziali.
Parlo con partecipata cognizione di causa, per un motivo assai banale. Sono un datore di lavoro e ho assunto un giovane del Senegal. Più volte al mese costui riordina la mia casa, durante le mie numerose assenze di lavoro. E' di una precisione, discrezione e pulizia che vale quella di tre colf messe insieme. Ha le chiavi dell'appartamento e con lui mi diverto a parlare francese. Ho fatto un affarone a regolarizzarlo, dicono gli amici, ed è talmente apprezzato che ha ricevuto altre proposte di lavoro. Ma ha un difetto: ha la pelle scura, dunque ha ripetute espulsioni alle spalle. Dunque, verosimilmente sarà equiparato a un malfattore e cacciato nelle prossime settimane.
Caro ministro, mi scusi se mi ostino a considerare che l'interpretazione a dir poco orginiale della sua legge da parte della polizia di Trieste sia frutto solo di un equivoco. Lo dico perché non posso pensare che lei ci abbia teso un tranello. Resto arciconvinto che, se davvero gli espulsi disobbedienti non avevano diritto alla regolarizzazione, la legge l'avrebbe messo bene in chiaro fin dal primo comma. Una cosa del tipo: cari stranieri, se siete stati già cacciati, non perdete tempo e soldi per fare questa domanda. Lo dico perché non vorrei dar ragione agli stranieri che hanno scelto di restare clandestini.
Se davvero il mio dipendente è equiparabile a un poco di buono per ciò che è (africano) e non per ciò che fa (un lavoro onesto), allora non ho scelta, se non quella di dichiararmi correo e corresponsabile, e quindi punibile. Se non altro per omessa vigilanza. E attendo anch'io la mia convocazione in Questura.
La ringrazio dell'attenzione e le porgo i migliori auguri per il suo difficile lavoro
Paolo Rumiz

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