Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I rimborsi ai partiti si moltiplicano x 4

autore:
Il Mattino

I rimborsi ai partiti si moltiplicano
per quattro: 2,2 miliardi in 15 anni

ROMA (28 dicembre) - Ogni euro investito in campagna elettorale dai partiti si è moltiplicato per quatro grazie ai generosi rimborsi elettorali elargiti dallo Stato. Soldi che negli ultimi quindici anni si sono
moltiplicati per

Sono stati 110 milioni di euro i fondi spesi dai partiti per la campagna delle elezioni politiche dell'aprile 2008, metà dei quali usciti dalle casse del Pdl: una cifra che a conti fatti si è tradotta in un ottimo investimento. Infatti, i rimborsi elettorali ottenuti dallo Stato dai partiti - eredità del vecchio finanziamento pubblico, cancellato da un referendum - sono oltre quattro volte superiori, pari a 503 milioni, con una spesa di 10,05 euro per ciascun elettore. È quanto emerge dalla relazione della Corte dei Conti che ha controllato i consuntivi delle spese elettorali di ciascun partito, e che ricorda che dal 1994 l'esborso dello Stato ai partiti è stato di 2,2 miliardi di euro.

Una caratteristica evidenziata dai magistrati contabili è la tendenza a dichiarare spese elettorali maggiori di quelle poi verificate. La legge prevede due tipi di spese elettorali, quelle per i materiali di propaganda (spot, manifesti, poster) e le spese strumentali (viaggi, telefono, eccetera). Dai controlli della Corte dei Conti è emerso che è stato soprattutto il secondo tipo di voci ad essere "gonfiate". Per esempio il Pdl ha dichiarato spese per viaggi e telefoni pari a 15.801.955 euro, mentre ne sono state accertate come effettive 652.712. Scostamenti ci sono anche in altri partiti come Idv (1.027.222 contro 16.010), Sinistra Arcobaleno (2.452.441 contro 12.808), Lega (802.316 contro 266.589), Pd (423.696 contro 398.397).

Addirittura le spese di questo tipo del Partito Socialista accertate dalla Corte assommano a 0 rispetto a 1.016.144 dichiarato. All'Udc sono state accettate spese per soli 22.763 euro rispetto ai 4.814.816 dichiarati. Il motivo del gonfiamento delle spese rendicontate è nella stessa nella relazione della Corte dei Conti, che sollecita una modifica della legge in modo che il contributi sia «parametrato in stretto collegamento con la spesa sostenuta e contabilmente giustificata».

È il timore di una modifica del genere a indurre i partiti a "gonfiare" le spese. Il meccanismo del rimborso legato al numero dei voti anziché alle spese, rileva la relazione, ha fatto lievitare i costi delle campagne elettorali, visto che comunque i contributi statali prescindono da essi e sono molto superiori. Questi poi sono aumentati nel corso degli anni: nel 1993 furono fissati in 1.600 lire da moltiplicare per ogni abitante, saliti nel 1999 a 4.000 lire per ciascun elettore; nel 2002 si è poi giunti addirittura 5 euro.

Non paghi di ciò, in un emendamento al decreto milleproroghe del dicembre 2005 fu stabilito che le rate dei contributi venissero erogate anche se la legislatura finiva anticipatamente. E infatti attualmente i partiti stanno ricevendo sia i soldi delle elezioni del 2006 che quelle della tornata dell'aprile 2008. Il plafond per queste ultime elezioni ammonta a 503.094.380 euro, da pagare in cinque comode rate di 100.618.876 euro fino al 2012.

La Corte riporta una tabella con la serie delle spese dei partiti nelle campagne elettorali dal 1994 ad oggi. Si parte da 36.264.124 del 1994, si passa per i 49.659.354 del 2001, per approdare ai 122.874.652 del 2006, e ad assestarsi ai 110.127.757 del 2008. Spese più che triplicate.

Ma il gioco vale la candela vista l'entità delle somme in gioco. Il Pdl nel 2008 ha speso 53 milioni, ma ne riceverà 206; il Pd a fronte di 18 milioni in uscita ne ha 180 in entrata, cioè dieci volte tanto; nelle casse della Lega piovono 41 milioni rispetto ai 2,9 spesi; in quelle dell'Idv 21 milioni contro 3,4; dalle casse dell'Udc sono usciti 15 milioni ma ne entreranno 25. E anche La Destra di Storace, seppur esclusa dal Parlamento, si consola con 6 milioni contro l'1,8 speso.

Chi ha fatto male i calcoli sono stati Sinistra Arcobaleno e Socialisti. La prima ha speso 8,1 milioni e ne riceve 9,2, mentre i secondi vanno addirittura in perdita: 3,3 milioni volano via in spot e manifesti e i rimborsi sono solo 2,4.

Nel complesso con la Seconda Repubblica, e cioè dalle elezioni del 1994, lo Stato ha versato ai partiti 2.253.612.233 euro, contro 579.004.383 di spese accertate. Il "guadagno" netto è dunque di 1.674.607.849 euro, una vera manovra economica.

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