Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

BERLUSCONI INDAGATO PER MAFIA FIRENZE SMENTISCE COME DA COPIONE

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri non sono indagati nell'inchiesta riaperta a Firenze sulle stragi di mafia del '93. Lo ha detto il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento al nostro titolo. La smentita della procura è scontata e arriva come da copione. «Non ci sono iscrizioni di questo tipo», ha risposto Quattrocchi. Ce lo si aspettava. Ecco perché.

di Gianluigi Nuzzi - Nell’inchiesta per mafia, il senatore Marcello Dell’Utri e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sono indagati dalla procura di Firenze. L’accelerazione è avvenuta a metà ottobre. Esattamente tra il 13 e il 22 quando i magistrati modificano il fascicolo che contiene gli atti dell’inchiesta. Il procedimento passa da un’indagine contro ignoti a un procedimento con degli indagati. Un salto testimoniato dall’incalzare dei fatti. Il 13 ottobre arriva in procura una corposa relazione della Dia di Roma che indica riscontri fotografici a dei dettagli ricordati dal pentito Gaspare Spatuzza che per gli inquirenti dovrebbero suggellare l’incontro con Giuseppe Graviano al bar Doney a Roma nel gennaio 1994 proprio in concomitanza con la fondazione di Forza Italia. Durante l’appuntamento il boss si sarebbe confidato sul presunto accordo “politico” tra Stato e Cosa Nostra. Il nuovo interlocutore? Eccolo, Berlusconi. «Graviano», racconta Spatuzza, «era molto felice, disse che avevamo ottenuto tutto e che queste persone non erano come quei quattro crasti dei socialisti. La persona grazie alla quale avevamo ottenuto tutto era Berlusconi e c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell’Utri. Ci siamo messi il Paese nelle mani».
Le risultanze investigative spingono i magistrati a iscrivere nel registro degli indagati i due nomi. Sicuramente oggi i pubblici ministeri smentiranno la notizia. Potranno farlo in qualche modo perché per proteggere la scelta investigativa si è seguito un accorgimento tecnico previsto dal Codice in casi di particolari rilevanza e delicatezza: l’iscrizione virtuale. Una sorta di iscrizione top secret, che non compare nel registro ufficiale. Un espediente già utilizzato in indagini di mafia dai colleghi siciliani. L’effetto però è evidente. Giovedì 22 il pentito Giovanni Ciaramitaro si affianca a Spatuzza e punta l’indice contro il premier: «Berlusconi e altri politici», accusa, «stavano dietro le stragi». E nel verbale compare il nuovo numero del fascicolo n 11531/09 mod. 21; prima erano due diversi faldoni contro ignoti.

Ma Firenze non è l’unica città a indagare per concorso in strage o concorso esterno su personaggi eccellenti o in Parlamento. Anche Palermo (n.9145/08) e Caltanisetta (n.1595/08) hanno aperto i classici procedimenti a modello 21 contro noti. E chi sono i nomi dei nuovi indagati in questi procedimenti se si considera che tutti i pentiti stanno indicando agli inquirenti unicamente i nomi di Berlusconi e Dell’Utri? Alla domanda non c’è risposta certa. Di sicuro, anche in questo caso i pubblici ministeri sono ricorsi a iscrizioni criptate o virtuali per impedire la divulgazione della notizia. Il ricorso a lettere dell’alfabeto greco era già stato l’escamotage utilizzato qualche anno fa quando già si era indagato sui due politici per poi giungere a un’archiviazione del procedimento. Del resto, bisogna sottolineare che di fronte a questo concerto, seppur contraddittorio, di pentiti che puntano l’indice contro il premier è quasi automatica l’iscrizione, seppur virtuale, nel registro degli indagati. Un atto dovuto imposto dal Codice se si considera che sono ormai sedici mesi che i nomi di Dell’Utri e Berlusconi piovono dalle labbra di collaboratori di giustizia come Gaspare Spatuzza. Per ora però i riscontri indicati dalla Dia nelle informative offrono dettagli terzi lontani dal sostenere la credibilità piena dei racconti. I riscontri che vorrebbero sostenere l’architrave puntellata contro Berlusconi. Insomma, manca il secondo passaggio, quello decisivo. Ma di fronte alla tempesta agitata dai collaboratori le procure non potevano più procedere in un mare di omissis, sempre e comunque contro ignoti.

gianluigi.nuzzi@libero-news.eu

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