C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Irmela, una vita contro i graffiti nazi

Gira da 23 anni per le strade di Berlino cancellando scritte e manifesti omofobi, razzisti o anti-semiti
La battaglia di nonna Irmela contro tutte le discriminazioni e le violenze si gioca, da 23 anni, per le strade di Berlino. Con la costanza e la cura che solo una nonna può avere, ogni giorno va a caccia di scritte, graffiti e manifesti neo-nazisti, omofobi, razzisti o anti-semiti. Dalla sua sportina bianca con la scritta oramai sbiadita «Combatti i nazi», tira cuori un coltellino, una pezzuola e uno smacchiatore e li rimuove con pazienza. Dal 1986 a oggi ha collezionato oltre 80mila adesivi con svastiche, slogan razzisti e anti-semiti.

RICONOSCIMENTI - A 64 anni non è stanca di andare in giro sola per i quartieri della capitale riunificata. In 20 anni ha ottenuto cinque riconoscimenti per la sua azione in favore dei diritti civili, tra cui un’onorificenza del governo, la medaglia federale al merito, nel 1994. Le svastiche e i simboli nazisti sono banditi in Germania, sono immagini ufficialmente considerate incostituzionali. Eppure l’intelligence tedesca solo nel 2008 ha contato oltre 17mila graffiti firmati dagli estremisti di destra.

«NIGGERS GO HOME» - Braccio "armato" di questa lotta anti-nazi è Irmela Mensah-Schramm, nata a Stuttgart nel 1945 e poi trasferitasi a Berlino. Lei agisce in solitaria, in un’azione pacifica e senza fine: ispeziona muri, pali e vetrine. A cominciare da quando nel 1986 uscì da casa e lesse sul muro di casa «Libertà per Rudolf Hess», un nazista condannato per crimini di guerra. Decise in quel momento che non si sarebbe più girata dall’altra parte, ma avrebbe fatto come a casa sua, avrebbe tolto la sporcizia in ogni angolo. Ultimamente sono le scritte omofobe e quelle dell’Npd, il partito nazional democratico tedesco, a preoccuparla di più. Frasi come «Buon ritorno a casa» o «Niggers go home».

UN'OSSESSIONE - Negli anni, Arne Orgassa, della rivista Der Spiegel, l’attività di Irmela è diventata un’ossessione. Si è specializzata nei sottopassaggi pedonali, nelle metropolitane e nei quartieri suburbani: «Ci penso costantemente - ammette -, devo farlo sempre, non posso pulire solo sporadicamente. In un giorno riesco a trovarne anche cento». Spende 300 euro al mese in materiale solvente, scalpelli e pezzuole. La sua mostra itinerante, «Distruggi l’odio», mostra le foto degli slogan nazisti rimossi dal 1990. E per i giovani nonna Irmela organizza workshop sulla lotta al razzismo, così dà una ripulita anche alle nuove generazioni.

Ketty Areddia corriere.it

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