Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

Immagine
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I NUOVI DEPORTATI. TERREMOTO L'AQUILA: EMERGENZA UMANITARIA /4mila persone ancora in tendopoli dopo il terremoto

Abruzzo, L'Aquila: dopo la forte scossa di Terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 4mila cittadini a L'Aquila vivono alcora nelle tendopoli, ma agli italiani non viene fatto sapere - Conosciamo sempre meglio i gusti e gli orientamenti sessuali di chi ci governa e di chi li frequenta privatamente, pubblicamente. Conosciamo sempre meglio le loro case e famiglie, le loro difficoltà, i loro disagi psicologici e materiali nell’affrontare le loro quotidiane “lotte e vicissitudini”, e i Media danno una mano, a volte anche tutto il corpo e la mente, nel farci sapere.

E via via ci allontaniamo sempre più le une dagli altri, donne da uomini, cittadine dai cittadini, giovani e anziane.
La tecnologia della comunicazione sembra fare brutti scherzi, questi non sono fantasmi ma persone che vivono in Italia, come noi, malamente. Vi prego non solo di leggere ma far sapere, almeno un po’, a chi non sa niente, e non per cattiva volontà, ma per il Pasto Fisso che i Media propongono, deliberatamente, dai Posti che appaiono lontanissimi, come le Tendopoli rimaste in balia del freddo anche solidale della stampa, presa da ben altre emergenze comunicative.

Quanto segue è un comunicato stampa, un appuntamento, un’ iniziativa, video recenti e testimonianze, tratte da 3e32 che è “rete cittadina no-profit, apartitica ed autogestita, nata a seguito del sisma che ha devastato L’Aquila e la sua provincia alle 3e32 del 6 aprile 2009. La frammentazione in centinaia di campi e la mancanza di spazi sociali condivisi ha infatti reso ancora più fragile la popolazione, costretta ad abbandonare le proprie case e i propri riferimenti sociali e strutturali”.
Le 3 e32 siano non solo ore di morte ma di vita. Sta anche a noi, ricaricare manualmente l’orologio, mettere una sveglia e decidere le priorità quotidiane dell’Informazione. Non ci conviene, mai, tacere.

Doriana Goracci

OTTOBRE 2009: ALL’AQUILA E’ EMERGENZA UMANITARIA
Abbiamo vissuto per sette mesi nei campi di accoglienza allestiti subito dopo il terremoto.
Siamo rimasti nei nostri comuni di residenza e abbiamo contribuito alla ripresa socioeconomica del territorio.
Adesso ci dicono di allontanarci a 100 km da qui, costringendoci ad affrontare spostamenti che per la nostra condizione sono insostenibili.
E’ un nostro diritto restare sulla nostra terra, pertanto richiediamo soluzioni abitative immediate per non essere deportati lontano dal nostro lavoro, dalle nostre scuole, dai nostri affetti e dalle nostre esistenze.
Per questi motivi oggi abbiamo esposto striscioni e protestato nelle nostre tendopoli.
Gli abitanti delle tendopoli di Paganica, Tempera, San Gregorio, Italtel2, San Giacomo, Globo, Arischia
Roma risponde all’appello
Esprimiamo la nostra viva riconoscenza a tutti coloro che nei giorni scorsi hanno partecipato all’iniziativa romana indetta dal gruppo Action – diritti in movimento, che hanno montato le loro tende nel cuore di Roma, sotto la sede del Dipartimento della Protezione Civile. Una dimostrazione di appoggio concreto
“Per dare sostegno a chi, a rischio della propria sopravvivenza, ha deciso di rimanere a L’Aquila. Restare per resistere, restare per partecipare alla ricostruzione della loro città, perché quelle persone a L’Aquila ci lavorano, studiano o possiedono animali o terreni a cui provvedere.
La protezione civile ha ormai abbandonato gli aquilani. Non solo non prende in considerazione le richieste di stufe, container o roulotte che vengono inoltrate di continuo, ma minaccia di togliere acqua, luce e servizi a chi non accetta le destinazioni (posti lontanissimi) a cui è stato condannato.
Un altra emergenza è cominciata oggi. Non dettata da catastrofi naturali ma dalla stessa gestione del post sisma, da chi questa gestione l’ha portata avanti sulla testa e sulla pelle delle popolazioni colpite”.
Il gruppo di dimostranti ha richiesto un incontro tra i cittadini aquilani e la Protezione Civile per discutere dell’emergenza.
La risposta è stata l’identificazione e lo sgombero di tutti i partecipanti.
Esprimiamo il nostro sdegno per il disprezzo delle istanze democratiche nel nostro paese, e la nostra solidarietà agli amici romani.

- Uno Notizie L'Aquila -

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot