C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Crisi e ammortizzatori sociali, accordo in Regione da 520 milioni



Siglato da Regione, UPI e ANCI regionali, organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali, ad eccezione di Confindustria

Un accordo da 520 milioni che fissa gli obiettivi e i criteri per salvaguardare la base produttiva, evitare i licenziamenti e dare risposte anche ai lavoratori senza la tutela degli ammortizzatori sociali: lo hanno siglato la scorsa settimana Regione Emilia-Romagna, UPI e ANCI regionali, organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali, ad eccezione di Confindustria.

Il patto rappresenta uno strumento nuovo per gestire una crisi inedita e gravissima, che coinvolge tutta l’economia mondiale e che tocca pesantemente l’economia italiana e ora anche quella dell’Emilia-Romagna.
Con l’accordo si dà vita ad un sistema di gestione di tutti gli strumenti a sostegno dei lavoratori e delle aziende per affrontare la crisi, ordinari e soprattutto in deroga, dando così risposta anche ai lavoratori nelle imprese con meno di 15 dipendenti, nelle cooperative, nei servizi, nel commercio e nell’artigianato.
L’accordo gestirà il finanziamento di 520 milioni per gli ammortizzatori sociali in deroga previsti dall’intesa Stato-Regione, tra risorse statali e regionali.

“Sono convinto che questa sia la strada migliore per superare la crisi – ha spiegato al termine dell’incontro il presidente della Regione Vasco Errani – Anche Confindustria ha dichiarato di condividere l’impostazione e lo spirito del patto e ha apprezzato l’impegno della Regione. Ritengo che sia importante quanto ha detto la presidente Artoni, e auspico che nei prossimi giorni si creino le condizioni perché anche Confindustria possa aderire”.

La Regione e le associazioni imprenditoriali e sindacali firmatarie si impegnano a salvaguardare l’occupazione, perseguendo soluzioni condivise anche nel caso del ricorso a procedure di mobilità ed escludendo comunque iniziative unilaterali di licenziamento collettivo.
Ci sarà dunque la possibilità di allungare il periodo della cassa integrazione ordinaria e di garantire rapidità e semplicità degli interventi anche attraverso i pagamenti diretti da parte dell’INPS.
A livello regionale saranno attivati appositi programmi di politiche attive del lavoro diretti alla riqualificazione dei lavoratori sospesi o licenziati a seguito di crisi per favorirne il ricollocamento occupazionale.
E per contrastare il ricorso al lavoro sommerso dei lavoratori non comunitari che hanno perso il lavoro - derivante dall’attuale disciplina relativa ai permessi di soggiorno - la Regione e le parti sociali si impegnano, attraverso la formazione e gli ammortizzatori sociali, a ricercare tutte le misure per la loro ricollocazione.
L’accordo, infine, avvia una procedura condivisa tra Regione e Province per la cassa integrazione straordinaria e la mobilità nelle aziende fino a 250 addetti con stabilimenti in una sola provincia.

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