La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Non è reato il furto di know how senza danni per l'azienda

Il lavoratore che rivela notizie riservate sull'attività dell'azienda può essere condannato soltanto se ciò provoca danni concreti al datore di lavoro. Se invece non ci sono conseguenze il reato di "rivelazione di documenti segreti" non può essere nemmeno contestato. Lo sottolinea la Cassazione annullando le sentenze che sia in primo sia in secondo grado avevano condannato tre dipendenti di una società di marketing di Prato. I tre impiegati, per diversi mesi fino al 3 aprile 2001, avevano sistematicamente sottratto notizie relative a clienti, preventivi e pianificazioni pubblicitarie dell'azienda con l'intento di mettersi in proprio utilizzando le informazioni raccolte, compresi i software di gestione e altri programmi informatici. I giudici della quinta sezione penale, con la sentenza n. 17744/09, hanno annullato del tutto le condanne perché "il fatto non sussiste". Una sentenza assolutoria adottata nonostante il procuratore generale avesse invece chiesto di dichiarare il reato "estinto per prescrizione". "La rivelazione del contenuto di documenti segreti - scrive la Corte - costituisce reato solo se dal fatto deriva un danno a colui che abbia il diritto alla segretezza di quei documenti". La Cassazione evidenza invece che "la sentenza ha accertato che non vi fu alcun danno, dal momento che di quei documenti non venne fatto alcun uso". I tre dipendenti erano stati infatti bloccati prima che riuscissero ad utilizzare quelle notizie trafugate per mettere in piedi la propria attività. (D.Ca.) guida al diritto/sole24ore

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