Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

25 aprile festa della resistenza: Su comunisti della capitale


Su, comunisti della capitale,
è giunto alfine il dì della riscossa,
quando alzeremo sopra al Quirinale
bandiera rossa.

Questa città ribelle e mai domata
dalle rovine e dai bombardamenti;
la guardia rossa suona l'adunata:
tutti presenti.

Vent'anni e più di tirannia fascista,
col carcere, il confino ed il bastone,
non hanno menomato al comunista
la convinzione.

La convinzione di una nuova era
che al mondo porterà la redenzione
e porta scritto sulla sua bandiera:
rivoluzione.

E se la polizia 'n ce lascia pèrde,
e se la polizia 'n ce lascia in pace,
risponderemo sulle barricate
piombo con piombo.

E se cadremo in un fulgor di gloria,
schiacciando borghesia e capitalismo,
dal sangue sorgerà la nuova storia
del comunismo.


Fonte: Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975

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