Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Incredibile ma vero: A giudizio perché abusivo il direttore antimafia di «Telejato»


Per i suoi tg contro Cosa Nostra era stato minacciato da un figlio di un boss della famiglia dei Vitale

PALERMO - Il direttore dell'emittente televisiva «Telejato» di Partinico (Palermo), Pino Maniaci, è stato rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione di giornalista. La «citazione diretta» è stata disposta dal pubblico ministero di Palermo Paoletta Caltabellotta.

A GIUDIZIO - Il processo è stato fissato davanti al giudice monocratico di Partinico l'8 maggio prossimo. Secondo l'accusa, Maniaci, «con più condotte, poste in essere in tempi diversi ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso», avrebbe esercitato abusivamente l'attività di giornalista in assenza della speciale abilitazione dello Stato, conducendo ogni giorno il tg di Telejato, la tv più volte minacciata, querelata e contestata da boss e notabili della zona di Partinico. Difatti Maniaci può «vantare» oltre 200 querele che gli aveva fatto l'imprenditrice Antonina Bertolino, titolare della distilleria omonima con sede nel suo paese. Maniaci, che è assistito dall'avvocato Bartolomeo Parrino, non ha mai voluto prendere il tesserino di giornalista pubblicista. L'anno scorso era stato minacciato da un figlio di un boss della famiglia dei Vitale, detti «Fardazza», da lui più volte criticati e attaccati durante i telegiornali.

MANIACI - «Tutto nasce da una denuncia anonima fatta in realtà da un collega invidioso della mia popolarità. Non è la prima volta che mi trovo sotto processo per esercizio abusivo della professione. A luglio sono stato assolto dalla stessa accusa. Chiarirò tutto anche questa volta». Così Pino Maniaci ha commentato la notizia del suo rinvio a giudizio per esercizio abusivo della professione. «Produrrò la sentenza che mi ha già scagionato», ha aggiunto Maniaci, che ha precisato che il direttore della tv locale è Riccardo Orioles. «In occasione dell'ultima intimidazione - ha proseguito - il presidente nazionale dell'Unci mi ha dato la tessera onoraria dell'associazione. Questo vorrà pur dire qualcosa». Maniaci, infine, ha spiegato che non ha mai chiesto l'iscrizione all'Ordine dei giornalisti «per mancanza di tempo».

GIULIETTI: «SPERO SIA UN EQUIVOCO» - Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, si augura che il rinvio a giudizio di Maniaci sia «uno spiacevolissimo equivoco, dal momento che quando lui fu aggredito e pestato dagli "amici degli amici" gli fu addirittura consegnata la tessera onoraria e fu indicato come un punto di riferimento per tanti cronisti italiani».
tratto da repubblica

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